lunedì 16 settembre 2013

Parla còme te mangèt - Casoncelli alla bergamasca



Ed ecco il piatto principe della cucina bergamasca, i Casoncelli o CasonseiÈ un primo piatto povero, nato per riutilizzare la carne avanzata.




Ingredienti:
Per la pasta
- 400 g di farina
- 100 g di semola di grano duro
- 2 uova
Per il ripieno
- 125 g di pane grattugiato
- 1 uovo
- 70 g di grana grattugiato
- 150 g di pasta per salame
- 100 g di carne arrosto
- 5/6 g di amaretti
- 10 g di uva sultanina
- 1/2 pera spadona o abate
- 1 spicchio di aglio
- 1 ciuffo di prezzemolo tritato
- sale e pepe q.b.
Per il condimento:
- 80 g di burro
- 100 g di pancetta tagliata a striscioline
- 100 g di grana grattugiato
- alcune foglie di salvia
Preparazione:
Sulla spianatoia amalgamate la farina, la semola, le uova, un pizzico di sale ed aggiungete acqua quanto basta ad ottenere un composto omogeneo, quindi ricopritelo con una pellicola e lasciatelo riposare per almeno mezz'ora.
Preparate il ripieno, facendo rosolare con una noce di burro la pasta per salame, la pera sbucciata e tritata, quindi unite la carne arrosto, l'aglio, il prezzemolo e fate insaporire alcuni istanti mescolando.
Versate poi il composto in una terrina, unendo anche il grana, il pangrattato (poco alla volta), le uova, gli amaretti sbriciolati, l’uvetta tritata, una macinata di pepe ed un pizzico di sale; dovrete ottenere un composto morbido e asciutto ma non troppo (se risultasse troppo asciutto aggiungete un goccio di brodo o acqua).
Stendete la sfoglia a disco e con uno stampino ritagliate dei dischi di 6/8 cm; distribuitevi al centro un cucchiaio di ripieno, quindi piegate il disco di pasta sul ripieno, chiudete il bordo, ripiegate la parte ripiena sul bordo e pressate leggermente al centro.
Lessate i casoncelli in acqua bollente salata, scolateli e disponeteli su di un piatto da portata, cospargeteli con il grana grattugiato e conditeli con il burro cotto a color nocciola, insieme alla salvia e alla pancetta. Servite subito, e buon appetito!

martedì 20 agosto 2013

Vita contadina

Nelle usuali discussioni estive riguardanti le aperture straordinarie dei negozi (“la domenica dovrebbe essere un giorno dedicato al riposo” “no, è giusto che chiunque possa fare acquisti o accedere ai servizi  quando vuole”, e via dicendo), spesso vengono citati medici e infermieri come rappresentanti delle categorie lavorative che non hanno orari, o ferie ordinarie.
Ci sono professioni in cui addirittura i giorni liberi e le vacanze non esistono: pensiamo agli agricoltori e  agli allevatori, per esempio.
Le aziende zootecniche che producono latte hanno vacche che devono essere munte obbligatoriamente due volte al giorno, e non solo: pulizia della stalla, alimentazione degli animali, cura delle mucche o dei vitelli che non stanno bene; la primavera è il periodo dell’aratura e della semina dei campi, d’estate poi le giornate sono scandite prima dal taglio del fieno e poi dalla mietitura del mais.
Nelle piccole e medie aziende, quelle gestite da una sola famiglia, è impossibile prendersi quindi un giorno libero, anzi di mani non ce n’è mai abbastanza soprattutto nella bella stagione, quando chi ha parecchi capi di bestiame ne porta parte in alpeggio.
E’ una vita dura, fatta di sacrifici; uno di quei “mestieri” che resistono alla modernità ed alla tecnologia (che la toccano solo in superficie, in quanto la fatica e il sudore rimangono), che sono completamente presi sotto gamba dalle amministrazioni e con cui la gente è poco solidale.
A chi non è capitato di suonare il clackson, irritato dalla colonna causata da un trattore in marcia? O di lamentarsi per l’odore di concime sparso nei campi? Molti dei commenti di alcuni articoli, che nelle ultime settimane descrivevano i problemi nel fissare un prezzo onesto per il latte, sono pieni di luoghi comuni sull’avidità degli allevatori: si fanno già pagare troppo, sono una lobby, non resisterebbero alla competitività con i paesi dell’Est se non fossero foraggiati dai fondi della Comunità Europea, e via dicendo.
Tutta questa acrimonia, eppure tornando indietro di poche generazioni tantissimi di noi hanno avuto almeno un parente contadino. Forse le critiche vengono proprio per cercare di distanziarsi il più possibile da questa professione, considerata quasi di serie B, poco attuale, poco moderna.
Eppure senza agricoltori ed allevatori quanti scaffali dei supermercati sarebbero vuoti? Proviamo un attimo a pensarci, e a riflettere su quanta fatica costi ogni prodotto, che si tratti di un litro di latte, o di una confezione di prosciutto.
Iniziative come le fattorie didattiche, o le Botteghe di Campagna Amica, o ancora il fiorire di un sempre maggior numero di agriturismi, rappresentano sicuramente un primo passo per poter riavvicinare la “gente comune” col mondo agricolo. Anche i G.A.S., che vanno spesso e volentieri a rifornirsi direttamente alla fonte, stanno diventando indispensabili per la promozione di un mondo che in tantissimi paesini si vede portar via la terra da sotto i piedi, in quanto le amministrazioni comunali non si fanno scrupolo nel rendere edificabili terreni che in precedenza erano agricoli.

Non guasterebbe quindi un po’ più di solidarietà nei confronti di agricoltori ed allevatori…ricordiamocelo, la prossima volta che siamo tentati di avvicinare la mano al clackson incolonnati dietro ad un trattore!

giovedì 15 agosto 2013

Parla còme te mangèt - Capù alla bergamasca




Questa è la ricetta di un gustosissimo piatto tipico delle valli bergamasche, il capù.
La traduzione in italiano è cappone, ma in realtà di questo uccello non v’è traccia.




Ingredienti (per 4 persone):
·         un cavolo verza,
·         300 gr di polpa di pomodoro,
·          una cipolla,
·         200 gr di carne trita,
·          100 gr di pangrattato,
·         50 gr di pancetta,
·         1 uovo,
·          150 gr di grana,
·         40 gr di burro,
·         olio,
·         sale,
·         pepe,
·         noce moscata e
·         un trito di aglio e prezzemolo.
Procedimento:
Lessare le foglie di verza per qualche minuto in acqua bollente salata, poi farle raffreddare su carta assorbente.
 In una terrina mescolare il grana, l’uovo, il pangrattato, la noce moscata e la carne trita; far rosolare in un tegame burro, cipolla, aglio, prezzemolo e pancetta. Unire questo condimento al precedente composto di carne, e formare delle polpette da appoggiare sulle foglie di verza asciutte.
Chiudere queste ultime con spago da cucina, formando tanti piccoli involtini.
In una pentola a parte si fa rosolare la cipolla restante con olio, pomodoro, sale e pepe, infine a questo sughetto si aggiungono gli involtini precedentemente preparati che devono cuocere per 25 minuti circa a fiamma moderata.

mercoledì 7 agosto 2013

Tre mesi di fuoco per il prezzo del latte in Lombardia

Sono stati tre mesi di fuoco per le contrattazioni sul prezzo del latte in Lombardia, quelli che si sono conclusi da poco, con un parziale accordo. Da una parte le associazioni di categoria, che si sono divise, dall'altra le aziende di trasformazione del latte; in mezzo l'assessore all'agricoltura della regione Lombardia, Gianni Fava, ed il ministro De Girolamo.
Il prezzo alla stalla per il semestre agosto 2013-gennaio 2014 è stato fissato a 0,42 €/l + iva, con soddisfazione di Confagricoltura e C.I.A. (Confederazione Italiana Agricoltori), e delusione da parte di Coldiretti, che ha deciso di non firmare l'accordo.

Una boccata d'ossigeno per gli allevatori, o uno schiaffo in faccia?

Da una parte è vero che i costi dei mezzi di produzione (almeno per quanto riguarda i cereali) stanno gradualmente diminuendo dopo l'impennata dell'anno scorso; è anche vero che il prezzo spot del latte sul mercato di Lodi ha raggiunto e superato i 0,46 €/l.
Quello che non cambia è l'impegno profuso quotidianamente dagli agricoltori, che si trovano spesso con sempre meno terreni da poter adibire a pascolo, per colpa di incoscienti piani regolatori; non solo: dal 2015 verranno abolite le quote latte, che (anche se fortemente osteggiate in passato), servono anche come “barriera” contro l'invasione sul mercato di latte proveniente dai Paesi dell'est Europa, in cui il costo dell' ”oro bianco” è nettamente inferiore rispetto a quello italiano.
Aggiungiamo che questi mesi del 2013 sono stati particolarmente difficili a livello atmosferico: prima col maltempo ed il freddo che si sono protratti ritardando la semina del mais e il trasferimento negli alpeggi delle mandrie, nonché il primo taglio (il più importante) nei prati; poi con trombe d'aria e grandinate che hanno danneggiato le colture.
In questi tre mesi di contrattazioni il prezzo del latte non si è adeguato alle esigenze degli agricoltori, e le industrie di trasformazione si sono caparbiamente opposte all'estensione dei 42 centesimi anche al periodo aprile-agosto; in quest'ottica la richiesta di Coldiretti, e cioè almeno 0,43 /l, diventa forse la più ragionevole, e diventa anche più comprensibile la decisione di non firmare l'accordo.
Resta da capire come sia possibile che, in un periodo dove le condizioni di mercato mondiale sono molto favorevoli, in Italia non si riesca a valorizzare un settore d'eccellenza come quello lattiero-caseario.

domenica 4 agosto 2013

La Val Grigna, un'area bresciana di alto valore naturalistico e storico.

La Val Grigna è una delle vallette che si dipartono dalla Valle Camonica. Prende il nome dall’omonimo torrente che parte dal passo di Croce Domini (1.900 mt) e scende attraversando tutta la valle. La valle si spiega a sud del Parco dell’Adamello, segnandone il confine meridionale tra le Alpi Retiche e le Prealpi Bresciane. 

L’Area Vasta della Val Grigna è un’area di eccezionale valore ambientale e naturalistico; è ricca di un patrimonio culturale e storico unico, con testimonianze risalenti addirittura a 7000-8000 anni fa. Purtroppo, con la progressiva perdita d’interesse, soprattutto economico, per gli ambienti montani, anche questa valle ha risentito di un graduale abbandono con conseguente perdita dell’identità locale: alcune tradizioni ed usanze si ritrovano ormai solo nelle dieci malghe distribuite in tutto il territorio. 
I boschi le foreste - in prevalenza abete rosso e larice nelle quote superiori, nelle zone aspre e rocciose - costituiscono più della metà del territorio dell’Area Vasta Valgrigna. Nelle zone meno accessibili, come i ripidi versanti dell’alta Valle dell’Inferno, è possibile osservare ancora vivi o sradicati dalle intemperie, alcuni alberi di dimensioni monumentali. Sopra ai 1.700 metri i versanti più ombrosi ed umidi come quelli che sovrastano l’alpe Rosello o la malga Bresciana, sono colonizzati da cespuglietti di ontano verde, mentre in quelli più soleggiati, al larice si associa il pino mugo Val, dal portamento cespuglioso.
Sebbene il bosco sia stato in passato la fondamentale risorsa energetica per le attività estrattive e siderurgiche dell’area, oggi la Foresta Regionale è costituita per lo più da boschi giovani, coetanei e monospecifici con una consistenza stimata in oltre 100.000 metri cubi di legname. Il piano di assestamento che ne regola la gestione prevede la possibilità di tagliare circa 500 metri cubi di legname ogni anno, utilizzando così una minima parte della produzione legnosa annua.
Consigliamo di visitare il sito www.montagnedivalgrigna.it per ulteriori informazioni su questa bellissima ma, purtroppo, poco valorizzata valle.
(Aurora Gorini)

venerdì 2 agosto 2013

Val Seriana, 9° Ardesio DiVino, rassegna enogastronomica

Come di consueto, in questo primo weekend agostano, si svolgerà ad Ardesio la rassegna, enogastronomica Ardesio DiVino, organizzata da Comune e Proloco, e giunta ormai alla nona edizione; gli espositori (accuratamente selezionati e presenti su specifico invito) provenienti da tutta Italia offriranno in assaggio e vendita i loro prodotti: formaggi, salumi, miele, caffè di farro, sidro, dolci, olio e altro ancora.
Una delle particolarità di questa manifestazione è proprio la presenza dei produttori, e quindi la possibilità per il visitatore di interagire con loro per conoscere meglio i prodotti presentati. Parlando di numeri, si pensi che l'anno scorso sono stati più di duemila i partecipanti alle varie iniziative, e più di quattromila i visitatori.
Quest'anno la selezione degli espositori è stata fatta in collaborazione di Papille&Co, con il professore universitario Paolo Tegoni e con Luca Cagnazzo, laureando in scienze gastronomiche.
Tra le iniziative, le degustazioni e incontri con i produttori, la cena DiVina del venerdì (su prenotazione), le cene ecosostenibili all’aperto a base di prodotti tipici selezionati e preparati con cura, la Piccola Scuola di Cucina dove uno chef insegnerà i segreti di alcuni piatti tipici della tradizione italiana, laboratori ludico-creativi per bambini e imperdibili concerti che allieteranno il pubblico durante le degustazioni.
Ad Ardesio ci sarà anche L'Eco Café: uno stand organizzato da L'Eco di Bergamo in cui i visitatori potranno leggere L'Eco e navigare sul sito, raccontare ai giornalisti quanto di meglio offre il loro paese, confrontarsi insieme sulle eventuali criticità. Il tutto accompagnato da un buon caffè Mogi.
Ecco gli orari della rassegna:
Venerdì 2: Cena DiVina (40 posti su prenotazione)
Sabato 3 e domenica 4 agosto
apertura stand: 10.30-13.00 e 17.00-21.00
eventi e concerti: 10.30-23.30 (domenica fino alle 21)
cena (eco-sostenibile) a base di prodotti tipici selezionati: ore 19.30

Per ulteriori informazioni, consigliamo di contattare la Pro Loco di Ardesio via telefono allo 0346.33289, o via e-mail: info@ardesiodivino.it

sabato 27 luglio 2013

Bergamo, un euro per ogni abitante per restaurare il Donizetti

A mali estremi, estremi rimedi. E' quello che sicuramente ha pensato Valerio Marabini, consigliere comunale di Bergamo, nel tentativo di trovare una soluzione per raccogliere fondi da destinare al restauro del Teatro Donizetti. Così sabato mattina alle 10, i sindaci dei 243 comuni della bergamasca che saranno riuniti al Teatro Sociale in Città Alta per parlare di Bergamo Capitale della Cultura nel 2019, si sentiranno rivolgere la richiesta di un euro per ogni abitante.


Marabini ha spiegato che sarebbe anche un modo per far sentire il Donizetti come teatro di tutta la bergamasca e non solo della città, e sarebbe al tempo stesso un formidabile input per la qualificazione di Bergamo come Capitale europea della Cultura.
Una sottoscrizione come questa andrebbe comunque a coprire solo una piccola parte del preventivo complessivo (circa 18 milioni di euro).
La proposta per la verità non è stata accolta molto bene: c'è chi taccia il consigliere di protagonismo, chi ipotizza una sua mira al posto di Sovrintendente del Teatro (posto pagato, anche abbastanza copiosamente).
Certo è che la proposta di Marabini arriva a pochi giorni dalla polemica sui mancati tagli ai palchi gratis proprio per i consiglieri comunali, il sindaco e gli assessori, cui spettano 6 posti gratuiti e 3 ridotti a rappresentazione. Come dire, due pesi e due misure?

venerdì 19 luglio 2013

Bergamo, a settembre torna "Notti di Luce"

Per il quindicesimo anno, Notti di Luce animerà la scena bergamasca dal 3 all'8 settembre, con 6 serate dedicate ad eventi in cui la luce si unisce alla parola, alla danza, alla musica e alle immagini. La manifestazione della Camera di Commercio ha come tema quest'anno quello dei talenti; tema che aveva caratterizzato anche il Festival Internazionale della Cultura che a maggio aveva ospitato un'anteprima di Notti di Luce.
I talenti di cui si parla saranno quelli che nell'arte e nello spettacolo hanno saputo raccontare il nostro tempo: Thomas Mann, ad esempio, della cui Montagna Incantata Gianluigi Trovesi ha rielaborato una versione originale.
O ancora Dizzy Gillespie, la cui biografia è stata tradotta in italiano. A Marilyn Monroe l’orchestra di Notti di Luce, che è ormai uno dei punti fissi della manifestazione, dedicherà un'ideale rievocazione della vita, attraverso uno spettacolo che unisce le melodie rese celebri la Marilyn stessa e inserti teatrali sulla sua carriera.
Il duo Patrik e Petra Jablonsky eseguiranno brani di importanti compositori scandinavi di inizi novecento quali Edward Grieg e Jean Sibelius.
Notti di luce intende anche valorizzare le eccellenze nel campo della scrittura creativa giovanile sul tema ambientale cogliendo l’occasione dell’anno europeo dell’aria. Ecco allora che il concorso letterario della Regione Lombardia, Green Words, diventa uno spettacolo in cui i racconti vincitori verranno messi in scena con la regia di Oreste Castagna; il premio speciale della Camera di Commercio verrà consegnato nella Basilica di Sant’Alessandro In Colonna.
Per quanto riguarda la pittura, alcune tele di diverse epoche da poco restaurate ed appartenenti alla chiesa del Santo Sepolcro di Astino saranno svelate per la prima volta alla città; Piazza Dante inoltre, che sarà illuminata per l’occasione, ospiterà alcuni totem illustrativi del Piano del Colore di Bergamo bassa del Comune di Bergamo e della Sikkens di cui verrà dato in anteprima esclusiva uno spaccato significativo.
Per il programma completo consigliamo di visitare il sito: http://www.nottidiluce.com/Frameset.htm
(Aurora Gorini)

lunedì 1 luglio 2013

Parco delle Orobie, il "Viaggio dei sensi" per la tutela della biodiversità

Il Parco delle Orobie Bergamasche ha sottoscritto una convenzione, di durata triennale, con il Centro di Etica Ambientale, per incentivare attraverso l'educazione in oratori e istituzioni scolastiche la tutela della biodiversità. Le iniziative verranno sviluppate soprattutto con i centri ricreativi estivi. 
Il Centro di Etica Ambientale di Bergamo, come realtà incardinata nel territorio della Provincia di Bergamo, in considerazione delle caratteristiche di ricchezza ambientale e biodiversità, sempre più compromesse dal cambiamento, dalle trasformazioni e dallo sviluppo in atto, necessita della promozione e del consolidamento di una strategia culturale fondata sul ruolo centrale che l’Etica, in dialogo con i vari campi del sapere e delle pratiche, può svolgere, come luogo centrale di interlocuzione e di mediazione tra i diversi soggetti che concorrono al governo del territorio; in particolare, si impegnerà a divulgare e promuovere la conoscenza del Parco e delle sue bellezze attraverso la sua consolidata collaborazione con le realtà oratoriali del territorio bergamasco.

Don Francesco Poli, presidente di Centro di Etica Ambientale, sottolinea come sia necessario un impegno educativo specifico e qualificato proprio verso le nuove generazioni e non solo, perché imparino ad amare e rispettare la natura, mantenendone la bellezza e rendendola sempre accogliente e feconda”.
Ivan Caccia, Presidente del Parco delle Orobie Bergamasche, spiega anche che l'accordo è un'opportunità per promuovere forme di fruizione responsabile e rispettose dell'ambiente del Parco
Il progetto, dal titolo “Il viaggio dei sensi - Percorsi e itinerari per scoprire le bellezze della nostra Natura”, è quindi prettamente finalizzato a favorire l’avvicinamento dei ragazzi all’ambiente e alla natura, attraverso escursioni, attività di conoscenza e scoperta della flora, della fauna e della biodiversità caratteristiche del ricco patrimonio naturalistico bergamasco.
Il programma prevede una passeggiata nella natura alle Piane di Lizzola, la visita dell’Ecomuseo di Gorno, alla Cattedrale Vegetale del Monte Arera e al Museo Etnografico di Valtorta.
Mercoledì 17 luglio è invece in programma uno spettacolo teatrale nella chiesa parrocchiale di Ardesio.

mercoledì 19 giugno 2013

Tutto pronto per il Clusone Jazz Festival

Manca meno di un mese all'apertura dell'anteprima di Clusone Jazz festival (dal 20 al 22 giugno a Finale Ligure), che come consueto precede di circa un mese la manifestazione vera e propria; dal 21 al 27 luglio, infatti, la 33ª edizione di uno dei festival jazz più rinomati si svolgerà nei comuni bergamaschi di Clusone, Fino del Monte, Castione della Presolana, Onore e Rovetta.

Un'edizione che sarà diversa dalle altre: più contenuta ( a parte gli eventi a Finale Ligure, è stata accantonata la fase itinerante che toccava comuni in altre provincie) e più concentrata (un solo concerto per sera, gratuito), ma con “un programma che ci auguriamo possa suscitare entusiasmo e nel contempo garantisca continuità al nostro impegno da sempre rivolto alla promozione del jazz e del territorio.” come tiene a sottolineare Livio Testa, direttore artistico della manifestazione.
E' una realtà che vive esclusivamente di volontariato, e che si è dovuta per forza di cose (mancanza di fondi, soprattutto, ma anche un ricambio di persone difficile) ridimensionare.
Il programma rimane comunque molto ricco: alcune iniziative sono state pensate per risaltare le figure di Chet Baker e di Massimo Urbani; il trio Lunaria guidato da Luca Aquino e il Takla Jazz Quintet di Filippo Monico prenderanno ispirazione infatti dal loro repertorio del trombettista e del sassofonista in due giornate appositamente dedicate.
Mauro Ottolini, vincitore del Top Jazz 2012, presenterà con la formazione Sousaphonix il progetto Bix Factor, che si ispira alla musica degli anni Venti o Trenta; il trio Third Reel, il fisarmonicista Fausto Beccalossi, una produzione originale che vedrà fianco a fianco Garrison Feewel, Enrico Merlin, Massimiliano Milesi e Tino Tracanna e infine i Guano Padano compongono la proposta a livello di concerti della manifestazione.
In più sono stati organizzati due eventi collaterali: Enrico Merlin e Luciano Viotto saranno infatti impegnati ad approfondire i contenuti di due opere, Mille dischi per un secolo (Ed. Il Saggiatore) e Natura morta con custodia di sax – storie di jazz (Einaudi editore).

Per informazioni e per il programma dettagliato, consigliamo di consultare il sito: http://www.clusonejazz.it/cms/

lunedì 3 giugno 2013

Valcalepio, ovvero il simbolo della rinascita dell'enologia bergamasca

Una delle zone della bergamasca più conosciute in Italia e all'estero è certamente la Valcalepio; nota per la presenza di numerosi vigneti in cui si produce l'omonimo vino DOC, è un'area dedicata alla viticultura da duemila anni. Con un'altitudine che varia da 150 mt a 1220mt, è può essere suddivisa in due diverse zone di crescita, ciascuna delle quali produce vini con differenti caratteristiche: ad est abbiamo infatti colline con composizione calcareo-marmosa, mentre nel nord ovest si parla di terreno scisto-argilloso.
 I tre vini DOC prodotti sono: Valcalepio Rosso, Valcalepio Bianco e Moscato di Scanzo; il primo è prodotto da un blend di Cabernet Sauvignon e Merlot (dove il Cabernet fa la parte del leone, tra il 25% ed il 60% nella composizione finale), mentre il Valcalepio Bianco si forma dalla sapiente miscela di Pinot Bianco e Chardonnay, che insieme devono arrivare almeno al 50% del prodotto finito.

Il Valcalepio è il simbolo della rinascita dell'enologia bergamasca: dopo periodi di alti e bassi, a partire dagli anni 70 in poi infatti si sono poste le basi per riportare all'apice il vino del Colleoni, inizialmente grazie alla Cantina Sociale Bergamasca che ha iniziato un buon numero di vinificazioni sperimentali, con vitigni autoctoni e vitigni miglioratori, i quali hanno portato alla creazione di questa tipologia DOC (1976); poi le tante piccole realtà produttive che si stavano affermando sui mercati regionali, sono state riunite dal Consorzio Tutela Valcalepio che è servito anche ampliare gli orizzonti degli operatori vitivinicoli bergamaschi: attraverso corsi di formazione e di marketing ad esempio, si sono resi conto che anche una zona piccola nella produzione può diventare grande nella qualità. Talmente grande che dobbiamo registrare l'ennesimo exploit dei vini bergamaschi al Concorso internazionale di Bruxelles, uno dei più importanti al mondo per il settore vinicolo. Sei vini prodotti in Valcalepio, presentati da cinque aziende orobiche, hanno meritato la medaglia d'oro o d'argento.
Nel medagliere orobico si distingue l'azienda «Castello degli Angeli» di Carobbio perché ha portato a casa due medaglie: una d'oro per il Valcalepio Rosso Amedeo 2006 Doc e una d'argento per il Valcalepio Rosso Barbariccia 2007 Doc. Altra medaglia d'oro è stata meritata dall'azienda Cattaneo Pierangelo con il Valcalepio Rosso Il Grena 2008 Doc.
Medaglie d'argento sono andate a: azienda Caminella di Cenate Sotto per il vino Bergamasca Rosso Luna Rossa 2009 Igt; Cantina Sociale Bergamasca di San Paolo d'Argon con Terre del Colleoni Schiava 2012 Doc; Villa Domizia - 4R srl di Torre de' Roveri con Valcalepio Rosso Riserva Gaudes 2007 Doc.

mercoledì 22 maggio 2013

Vini lombardi DOCG: Moscato di Scanzo

Il Moscato di Scanzo è un vino DOCG con tradizione antichissima, di cui si hanno testimonianze scritte già a partire dal 1347: viene infatti in quell'anno menzionato un lascito di Moscato bergamasco da parte di Alberico da Rosciate a beneficio di Jonolo de Priatini. 
In realtà gli storici datano il Moscato all'epoca degli Atestini (1000 a.C. ca), quando Ateste, in fuga da Troia, colonizzò la zona di Este e si spinse fino al fiume Serio, ponendo in esso i confini delle sue terre. 
Il Capitano di Venezia Giovanni da Lezze scrive che gli Atestini fondarono il villaggio di Ros (mazzo d'uva in greco), che con l'aggiunta del celtico ate (villaggio) divenne Rosate, oggi Rosciate.
Il nome Scanzo deriva invece dalla famiglia Scantii, da cui proveniva il centurione che era a capo di un accampamento stabilito da Caio Giulio Cesare nella zona. Scanzo e Rosciate vennero uniti in un unico comune nel 1600, per poi essere ancora divisi dopo qualche anno; la fusione definitiva risale al 1927, e al paese venne assegnato il nome di Scanzorosciate (BG).
All'architetto Giacomo Quarenghi è dovuta l'espansione del mercato del Moscato in Russia: lo portò infatti come dono alla zarina Caterina II; da qui la fama lo portò fino al mercato londinese (il Moscato veniva quotato alla Borsa di Londra nel 1850, unico vino italiano), e si dice fosse il vino più caro del mondo. Ancora oggi un socio produttore è fornitore della Real Casa d'Inghilterra.
La coltivazione del Moscato di Scanzo oggi è consentita solo nella fascia collinare del Comune di Scanzorosciate.
La vendemmia avviene successivamente a quella delle altre tipologie di vino, solitamente verso ottobre; le uve accuratamente selezionate (ogni ettaro può produrre al massimo 6 tonnellate d'uva), vengono fatte appassire per circa 40 giorni in ambienti molto areati ed asciutti.
Quindi avviene la pigiatura, una delle fasi fondamentali del processo di produzione del Moscato,che dura 5 giorni e origina un mosto carico di zuccheri e di aromi; in seguito si hanno la svinatura ed il travaso in un'ulteriore vasca.
Infine il mosto viene posto in recipienti di acciaio inox o vetro per fermentare, e successivamente viene illimpidito, travasato ed affinato; l'invecchiamento dura circa due anni dalla vendemmia.
Il Moscato di Scanzo è un vino di colore rosso rubino carico, molto profumato, speziato, con sapori che vanno dalla prugna ai frutti di bosco, dalla rosa canina alla salvia; il retrogusto, come per tutti i moscati, è amarognolo.
Unico DOCG della bergamasca, ed uno dei 5 nell'intera Lombardia, è tutelato fin dal 1993 da un Consorzio che deriva da quella che era l'Associazione dei Produttori del Moscato di Scanzo.
Consigliamo una visita al sito http://www.consorziomoscatodiscanzo.it/home.php?pagina=consorzio per informazioni ulteriori sul vino stesso, sui suoi produttori e sugli eventi che di volta in volta vengono organizzati per la promozione del Moscato.

venerdì 17 maggio 2013

Franciacorta e vino. Ne parla Carlo De Filippo, dell'omonima casa vinicola

In una piovosa mattina di Maggio mi reco a Coccaglio dall'Avvocato Carlo de Filippo per una breve intervista sull'azienda vitivinicola di famiglia:


Spiegaci le origini della tua azienda vitivinicola, e in cosa vi siete specializzati; quante bottiglie producete all'anno?
L'azienda viene fondata all'inizio del '900 dal bisnonno Domenico De Filippo senior, viticoltore, che si trasferisce nel bresciano dove inizia a diffondere vini attraverso la rete dei c.d. "Trani", dal nome della terra di provenienza dei vini più corposi ed alcolici, molto apprezzati dal consumatore dell'epoca. Durante la seconda guerra mondiale il nonno Luigi apre la sede di Coccaglio, ubicata nel castello medievale eretto su rovine romane, nella quale intraprende la produzione di vini più fini, imbottigliati. Solo con mio padre Domenico De Filippo jr., enologo, negli anni sessanta la cantina tocca i vertici qualitativi, abbandonando totalmente la produzione di vini comuni e rendendosi protagonista della fondazione del consorzio tutela Franciacorta, la cui storia è nota. Attualmente produciamo tutta la gamma di Franciacorta e Curtefranca, Il Muffito e la grappa di Muffito. La produzione complessiva si aggira intorno alle 100.000 bottiglie complessive.
Tu personalmente, da quando hai iniziato ad occuparti di vigne e di vino?
Ci sono nato. Ho coltivato interessi e studi in materia, conseguendo, nel 1987, il titolo di enologo presso la Scuola di Conegliano. Attualmente esercito la professione di avvocato, mentre la produzione vitivinocola è tuttora seguita da mio padre, Domenico, annata 1942 (!) che non dà alcun segno di cedimento, anzi!
Negli ultimi decenni c'è stato un vertiginoso aumento della produzione vinicola in Italia. Pensi che sia un bene, o che la maggiore quantità vada a discapito della qualità (pensando al fatto che l'incremento della produzione è soprattutto “merito” delle grandi industrie)
La produzione industriale di vino non consente certo di mantenere alti standard qualitativi. Il problema non tocca la Franciacorta, zona nella quale non vi è produttore che abbia mai inteso alterare lo spirito che accomuna tutti i produttori della zona, dediti a perseguire i massimi risultati qualitativi.
La tua azienda sente gli effetti della crisi? Pensi che ci rimetteranno soprattutto i piccoli imprenditori vinicoli, che per ovvi motivi non possono ribassare troppo i prezzi?
Forse sono proprio le aziende di piccole dimensioni ad essere avvantaggiate nella sfida competitiva che la crisi globale ci ha posto davanti. Intendo dire che una maggiore flessibilità e costi fissi contenuti posso consentire di stare sul mercato con maggiore serenità rispetto a chi è costretto a fare grandi volumi per sopravvivere.
Oggi vanno di moda le aziende agricole biologiche e biodinamiche, è una scuola di pensiero che si sta espandendo anche alla produzione di vino. Cosa ne pensi? E dei vini vegani?
Credo che l'argomento si presti a troppi equivoci e strumentalizzazioni. Di certo ogni produttore deve mirare alla qualità riducendo al minimo l'intervento sulla materia prima. Conservando, esaltando quello che la natura offre, in termini di profumi e sapori, e non alterandolo. Non bisogna però innamorarsi delle parole e badare alla sostanza. Come l'essere umano anche il vino può ammalarsi di tante "malattie" che hanno tutte una causa naturalissima e biologica, che deve essere prevenuta ed evitata. Nel fare questo, è bene tenere presente che, altrettanto, il vino è dotato dei mezzi per difendersi dalle malattie e curarsi, secondo natura. La scelta, nel caso concreto sta alla scienza ed alla coscienza del produttore, in particolare dell'enologo.
Da qualche giorno è stato formato un nuovo governo, con un ministro dell'agricoltura...acerbo sull'argomento per usare un eufemismo. Quali pensi che siano i problemi del tuo settore, quali dovrebbero essere affrontati con urgenza?
La priorità consiste nell'aiutare l'eccellenza italiana ad emergere all'estero. Temo che questo non rientri nella cultura stessa dei nostri rappresentanti. Tradizionalmente l'imprenditore privato è lasciato a sé stesso. in particolari i piccoli produttori. Ciò rappresenta il limite ma al tempo stesso uno stimolo a fare sempre meglio.
La tua è un'azienda con una tradizione di generazioni; cosa potresti consigliare a chi, invece, decide di far nascere un'azienda vitivinicola da zero?
Come diceva non so quale economista, per buttare il proprio denaro tre sono i metodi più diffusi: andare a donne, giocare d'azzardo e investire in agricoltura. Il primo è il più divertente, il secondo è il più stupido, il terzo è il più sicuro. Seriamente: consiglierei di considerare la cosa come una scelta di vita da valutare almeno sui vent'anni, non badando al profitto che se ne può ricavare ma alle soddisfazioni, che sono tante.
E dopo questa intervista,non poteva mancare un brindisi finale con un ottima bottiglia di Franciacorta Saten Brut Luca Marenzio, prosit!

mercoledì 15 maggio 2013

"Cactooos", quando le aziende fanno network e vincono


Cosa accomuna Twizy, la nuova auto elettrica della Renault e le pentole Alessi? Sia l'una che le altre hanno elementi frutto di ingegno e di tecnologia “made in Orobie”.
Stiamo parlando di quello che propone Cactooos- The Engraving Network: una rete di 4 imprese italiane, il meglio dell'offerta per la creazione e la realizzazione di texture 2D e 3D su stampi.


Le 4 imprese sono la ML Engraving di Onore, la Jockoo di Onore, la Novatex di Brescia e la Ds4 Technology; sono in tutto circa 70 dipendenti che lavorano sinergicamente (soprattutto i rispettivi dipartimenti di Ricerca e Sviluppo).
L'unione di aziende con specializzazioni diverse, permette di rispondere a tutte le richieste dei clienti, e da a Cactooos la forza di dialogare con quelli più grossi.
Così, ecco che lo staff si è trasferito per qualche mese a Parigi e, in collaborazione con i designer Renault, sono stati progettati per gli interni della Twizy (che tra l'altro ha anche vinto il premio per il “Best of the Best product design 2012”), in particolare volante e plancia.
Non è un caso che per il crossover “zero emissioni” di Renault, la multinazionale francese si sia appoggiata proprio a Cactooos, che fa dell'ecosostenibilità una delle sue parole d'ordine.
Il processo di incisione della parte superficiale della plastica, infatti, viene effettuato con l'utilizzo del laser, una metodica pulita, con nessuna scoria.
L'offerta produttiva comprende comunque anche l'incisione tradizionale chimica.
Dopo Renault e Alessi (per alcuni modelli di pentole di alto design sono stati prodotti coperchio, manico e fondo lavorati), anche Audi e BMW si sono mostrate interessate; il network Cactooos punta decisamente al top brand del settore per quanto riguarda il lusso e le auto.
Cactooos 

martedì 14 maggio 2013

Parla còme te mangèt - Ris e lacc


Ed eccoci ad una ricetta semplicissima ma gustosa, che è conosciuta in tutto il nord Italia con piccole varianti da zona a zona. Nella bergamasca in particolare si aggiungono dadini di zucca. 
E' solitamente preparata d'inverno...o per scaldarsi in serate come queste.



Ingredienti (per 4 persone):
1 lt di latte
120 gr. di riso (preferire quello Originario, per minestre)
150 gr di zucca
sale

Preparazione:
In una pentola abbastanza capiente portare ad ebollizione un litro di acqua con un cucchiaio di sale; aggiungere successivamente la zucca pulita e ridotta a dadini.
Dopo un quarto d'ora unite anche il litro di latte, e riportate ad ebollizione. Infine aggiungete il riso e cuocete per altri 20 minuti, mantenendo mescolato.

Un consiglio: usate preferibilmente latte intero, meglio ancora se quello crudo dei distributori.

domenica 12 maggio 2013

Nasce "Made in Provincia di Brescia" per valorizzare enogastronomia e agroalimentare

Dalla collaborazione sinergica tra il Centrovitivinicolo, la Provincia di Brescia e il Comune di Rodengo Saiano, nasce il progetto “Made in provincia di Brescia”, presentato pochi giorni fa al Broletto, e che ha come obiettivo essere portavoce di tutta l'offerta enogatronomica e agroalimentare della provincia. Questo soprattutto per rimettere in moto lo sviluppo “del territorio dal territorio, mettendo in rete le aziende e sostenendole”.
Per avere la certificazione del “made in Brescia” infatti, le aziende partecipanti devono dimostrare di svolgere almeno il 60% delle attività entro i confini della provincia, e devono avere la stessa percentuale di dipendenti che svolgano la propria mansione nello stesso territorio; potenzialmente come spiega il presidente Daniele Molgora, si potrebbero mettere in rete circa 100.000 aziende.


Sono stati progettati eventi atti a diffondere la cultura enogastronomica del territorio bresciano, coinvolgendo i cinque settori: agricolo, ristorativo, industriale, sportivo e turistico, in vista dell'apertura dell'expo nel 2015.
Il primo di questi eventi è una tre giorni (31 maggio, 1 e 2 giugno) presso l'abbazia olivetana di San Nicola a Rodengo Saiano.
Passeggiando per i tre bellissimi chiostri che fanno parte del complesso dell'abbazia, saranno in mostra le aziende con il marchio e tutte le 23 denominazioni comunali: sarà possibile assaggiare dal salame ai tartufi, vini, formaggi, oli, caprini erborinati, ecc.
A cena saranno disponibili i piatti caratteristici della tradizione bresciana.
Tutto questo grazie alla collaborazione con numerose realtà locali: Coldiretti, Confartigianato, Aipol, Apab, Copagri, l'Unione provinciale agricoltori, l'Accademia della buona tavola, le Strade dei vini; la manifestazione ha inoltre il patrocinio di Ubi.
Gli stessi abitanti della provincia di Brescia spesso sottovalutano o addirittura non conoscono la ricchezza di prodotti che offre il territorio; questa manifestazione, la prima di molte, serve proprio per la promozione di un offerta enogastronomica che di certo non farà sfigurare Brescia alla prossima expo 2015.

martedì 7 maggio 2013

Parla còme te mangèt - Polenta e Osei




Passeggiando per Città Alta, è impossibile non notare nelle vetrine di panetterie e pasticcerie questi particolari dolci, presentati come fossero una porzione di polenta con gli Osei (gli uccelli) in cima. Vediamo dunque come prepararli:


Ingredienti (per 10 persone)
Per il Pan di Spagna:
390 g di zucchero
15 g di miele
320 g di uova
150 g di tuorli
320 g di farina
130 g di fecola
½ cucchiaino di lievito

Per la farcitura (crema di burro al cioccolato e nocciole):
500 g di burro
200 g di cioccolato bianco fuso
1 bicchierino di rhum
50 g di pasta di nocciole
1 bicchierino di curaçao
Per la decorazione:
30 g di marzapane giallo
30 g di marzapane al cioccolato
30 g di zucchero di canna
50 g di marmellata di albicocche
cubetti di cedro candito
2 cucchiai di cacao.


Preparazione Ricetta
Per il pan di spagna:
Montate lo zucchero insieme al miele con le uova ed i tuorli ed aggiungete a pioggia la farina, la fecola ed lievito miscelati precedentemente. Quando tutto il composto sarà omogeneo, versatelo in stampi imburrati a forma di mezza sfera.
Cuocete per 20/30 minuti a 200°.

Per la crema di burro:
Montate il burro con il cioccolato fuso e alla fine aggiungete la pasta di nocciole e il rhum.

Tagliate a metà la semisfera di pan di Spagna, bagnate con il curaçao e farcite con la crema di cioccolato; ricomponete la torta e spalmate la superficie con due cucchiai di crema di cioccolato che avete tenuta da parte.
Stendete il marzapane giallo in una sfoglia di 4 mm di spessore, fatelo aderire alla torta e spolverizzatelo con lo zucchero di canna.
Al centro distribuite un po' di marmellata di albicocche, qualche cubetto di cedro e gli uccellini “nati” dal marzapane al cioccolato grazie ad uno stampino. Lucidateli con la marmellata di albicocche, alla quale avrete aggiunto un po' di cacao in polvere. Lasciate in frigorifero per un’oretta prima di servire.

Val Vertova, un angolo di paradiso vicino a Bergamo

A volte i paesaggi più incantevoli si trovano in posti inaspettati; è questo quello che viene in mente pensando alla Val Vertova. Si tratta di un vero gioiello naturale, che si apre perpendicolarmente alla Valle Seriana in corrispondenza del paese di Vèrtova (BG); è percorribile in auto fino al bar/ristorante gestito dal gruppo GAV - Gruppo Alpinistico Vertovese -, poi bisogna contare esclusivamente sulle proprie gambe. Non c'è da preoccuparsi però, in quanto è una passeggiata adatta a tutti, priva di ripide salite.




La particolare conformazione della valle assicura un microclima fresco e ventilato in tutte le stagioni, cosa che è di grande sollievo soprattutto con la calura estiva.
Questo clima ha favorito il proliferare di numerose specie animali e vegetali, alcune delle quali caratteristiche solo della zona; ecco che allora possiamo incontrare merli acquaioli, salamandre, toporagni d'acqua, senza contare le numerose specie di insetti e di farfalle coloratissime.
Ci sono diversi sentieri e mulattiere, che si dipartono da quello principale e portano sui monti vicini o in vallate contigue. È proprio la strada principale, invece, che presenta l'attrattiva per cui questa valle è nota: corre infatti a lato del torrente, che nelle ere ha scavato, eroso la dolomia di cui sono fatte le rocce circostanti, formando gole, pozze d'acqua - chiamate Marmitte dei Giganti - e suggestive cascate. Il percorso si snoda lungo il torrente, in alcuni tratti lo si attraversa tramite passatoie e cubi di cemento nell'acqua.
Lo spettacolo toglie il fiato, le pozze di acqua limpidissima sono di un azzurro molto intenso, e insieme alle cascate è impossibile non essere invogliati ad un tuffo ristoratore; attenzione perché l'acqua, essendo di torrente, è gelida!
Insomma, un vero e proprio angolo di paradiso, solo a pochi chilometri da Bergamo. 
Per indicazioni su come arrivare alla Val Vertova, e altre informazioni, consigliamo di visitare il sito dedicato: Valle Vertova

lunedì 6 maggio 2013

Il Geocaching, un nuovo modo per scovare i tesori del Bergamasco

Si nascondono in bella vista, fingendo di essere semplici turisti o escursionisti. Si aggirano nei posti più impensati armati di penna e navigatore GPS (o smartphone di ultima generazione con GPS integrato), guardandosi attorno spaesati in cerca di qualcosa...ma cosa? No, non pensate male, non stiamo parlando di moderni trafficanti, di terroristi o simili: oggi vogliamo parlare di una categoria particolare di turisti, i geocachers.



Un piccolo vademecum introduttivo: il Geocaching nasce il 3 maggio del 2000 in USA, e non è una data casuale. Un giorno prima, infatti, l'Amministrazione Clinton aveva rimosso i disturbatori di segnali GPS (davano errori anche di 100 metri). Per testare l'affidabilità e la precisione del proprio GPS, un cittadino statunitense, Dave Ulmer, decide di “nascondere” un contenitore contenente libri, videocassette, un notes ed una penna; mette le coordinate del nascondiglio on line, lanciando "The Great GPS Stash Hunt", e cioè una vera e propria caccia al tesoro tecnologica.
Da allora sono passati 13 anni ed il Geocaching è diventato un fenomeno mondiale, con più di 2 milioni di cache (i “tesori”) nascoste per il globo, e circa 5 milioni di giocatori attivi.
Le cache solitamente vengono poste in luoghi di particolare interesse artistico, storico o naturalistico, e poteva mancare all'appello una provincia ricca di realtà di questo tipo come quella di Bergamo? Così, all'inizio timidamente, poi con sempre più frequenza, ecco spuntare sulla cartina ufficiale dei Geocachers sempre più segnalazioni di cache nascoste. Alcune sono tra i monumenti e gli scorci più caratteristici di Bergamo e di Città Alta, altre sono disseminate lungo parchi e piste ciclabili, altre ancora sono in cima a montagne...c'è l'imbarazzo della scelta!
È un modo particolare di vivere il turismo: aguzzando l'occhio per trovare le cache, infatti, anche chi conosce quel particolare monumento a menadito o passa sempre per quel determinato sentiero, riesce ad accorgersi di cose nuove, o riscoprire una storia e dei luoghi dimenticati nel tempo o dati per scontati. Quindi, gambe in spalla, GPS alla mano, e buona caccia! 
Per saperne di più, visitate il sito ufficiale: Geocaching 

venerdì 3 maggio 2013

"Libera i libri", la Biblioteca all'Aperto ad Albino


Le statistiche parlano chiaro: l'Italia non è un Paese di lettori. Il 45% legge almeno un libro all'anno, percentuale che sale di poco se ci spostiamo nel Nord (48%); addirittura solo il 13% ne legge più di tre all'anno. Ecco che allora un'iniziativa come “Libera i Libri” in atto da più di dodici mesi ad Albino (BG), diventa ancora più importante, un esempio che sarebbe da imitare.
Di cosa si tratta? Le biblioteche periodicamente scartano i libri: copie doppie o plurime di un titolo, opere con contenuti informativi superati, ecc. La collaborazione tra la biblioteca di Albino, un gruppo di volontari e l'associazione dei commercianti garantisce una seconda vita a più di 1.500 di questi volumi.
I negozi aderenti hanno, infatti, all'esterno cassette (come quelle della frutta) che arrivano a contenere fino a 30 libri; sono in tutto una quindicina sparse per tutto il centro e nella Valle del Lujo.
I clienti, o semplicemente i passanti, possono liberamente e gratuitamente prendere il libro che più interessa loro, ed al termine della lettura possono riportarlo nella stessa cassetta o in un'altra, indistintamente. È compito poi dei volontari tenere riforniti i vari “punti di approvvigionamento”; gli stessi lettori possono decidere di donare libri che sono sugli scaffali a prendere polvere, o che sarebbero destinati alla spazzatura magari per mancanza di spazio.
Le cassette sono spesso esposte anche ad orario di chiusura dei negozi abbinati, quindi possiamo parlare di una sorta di biblioteca all'aperto, aperta giorno e notte.
In USA, un'iniziativa simile partita nel 2009, la “Little Free Library”, si è estesa poi in tutto il mondo, segno che l'avvento degli ebook non ha mandato del tutto in pensione i libri cartacei.
Per maggiori informazioni, magari per esportare l'iniziativa Libera i Libri anche nel vostro comune, potete contattare la Biblioteca di Albino tramite il seguente sito web: Comune di Albino - Biblioteca

mercoledì 1 maggio 2013

Tradizione e cultura: il Liquorificio Alta Valle Camonica


Edolo, situata a 700 metri slm in cima alla Valle Camonica, si trova in una conca all'incrocio tra il parco del Tonale e quello dell'Adamello, è uno dei paesi principali dell'Alta Valle Camonica.
Per la posizione in cui si trova, le estati non sono troppo torride, né gli inverni troppo rigidi; questo favorisce lo sviluppo, nei boschi e nei prati da cui è circondata , di numerose erbe officinali, di radici, di bacche e di frutti.
Qui, fin dal 1920, la famiglia Tevini si tramanda di generazione in generazione le ricette degli elisir ricavati da proprio da queste erbe officinali, per commercializzarli poi sotto l'etichetta del Liquorificio Alta Valle Camonica.
L'elisir Noreas (che prende il nome dai componenti della famiglia nel '20) e il Genepy sono solo due dei nomi noti dei prodotti dell'azienda, nati per un commercio a livello locale, e ormai conosciuti in tutta la nazione.
 
Come nascono questi elisir?
Le erbe officinali ed i fiori raccolti vengono pesati secondo le ricette originali; quindi vengono aggiunte in una botte riempita in precedenza con acqua (che serve per accelerare la macerazione) e alcool (a 60° circa). Si procede poi in un primo tempo ad una mescolazione costante, in modo che le erbe non si depositino sul fondo; quindi, in seconda battuta, si ha una fase d'attesa che dura 15-20 giorni se parliamo di erbe officinali o 7 giorni se parliamo di frutti.
Durante questo lasso di tempo, le erbe vengono lasciate depositare sul fondo; si procede poi con la prima filtrazione, effettuata togliendo dalla botte la parte liquida semplicemente aprendo la spina della botte stessa.
Le erbe vengono quindi tolte, lavate e torchiate per meglio ricavarne le essenze, che vengono aggiunte in una seconda botte, riempita in precedenza con alcool, acqua e zucchero. Viene posto tutto in un'ulteriore botte refrigerante, e la temperatura abbassata a valori vicino allo zero, in modo da facilitare la separazione delle impurità e dello strato oleoso rilasciato dalle essenze. Dopo altre due filtrazioni che servono per eliminare appunto impurità e residui oleosi, il liquore è pronto per essere imbottigliato; dall'inizio della lavorazione sono passati circa 30 giorni.
Il liquorificio Alta Valle Camonica produce anche grappe, confetture, amari; tutto è reperibile sia on line, sul sito Liquorificio Alta Valle Camonica, sia presso la sede ad Edolo, sia in uno dei tanti negozi in tutta la Valle e la provincia che ha in catalogo questi prodotti.
E' una realtà imprenditoriale che dimostra come uno dei modi per avere successo sia insistere sulle tradizioni e sulla cultura di una particolare zona, una riscoperta insomma delle proprie radici anche attraverso un percorso eno-gastronomico.

martedì 30 aprile 2013

Parla còme te mangèt - Gnocchi al cucchiaio

Finalmente il tempo sembra abbia dato qualche giorno di tregua, ed ecco allora che gli agricoltori rovettesi hanno iniziato, seppur in ritardo, la semina delle patate per le quali sono famosi. Infatti, ogni terza settimana di settembre, a Rovetta si celebra proprio la sagra della patata; un'occasione per ringraziare gli agricoltori del luogo che persistono, nonostante mille difficoltà, nella coltivazione di questo tubero. Come in qualsiasi sagra si mangia e si beve...ecco allora una veloce ricetta di uno dei prelibati piatti che è possibile gustare in quei giorni.

Ingredienti: 
  •  400 gr di farina 00
  •  2 patate, di Rovetta ovviamente!
  • sale, pepe, acqua e latte q.b.
  • un panino raffermo
  • 1 uovo
  • salvia
  • parmigiano
  • burro
Preparazione degli gnocchi:
Sbucciare e tagliare le patate a tocchetti, poi farle bollire in acqua salata; la stessa pentola sarà poi utilizzata per la cottura degli gnocchi.
A parte preparare un impasto con la farina, l'uovo, sale e pepe, il panino ammollato precedentemente nel latte, e acqua tanto da far diventare l'impasto mediamente denso.
Quando le patate sono quasi cotte (circa 7-8 minuti), bagnare un cucchiaio nell'acqua di cottura, prelevare un po' di pasta e lasciarla cadere nell'acqua; procedere in questo modo fino ad ultimare l'impasto.
Fondere il burro con un po' di salvia; lasciare cuocere gli gnocchi per qualche minuto, quindi scolare il tutto e condire con il burro fuso, e spolverare con il parmigiano.
Buon appetito!

domenica 28 aprile 2013

Tra i 9 formaggi DOP bergamaschi svetta il Taleggio


Il territorio diversificato della superficie bergamasca la rende una provincia ricca di produzioni tipiche, che derivano da realtà e tradizioni molto differenti tra loro.
E, confermandosi la provincia italiana regina dei formaggi D.O.P. (Denominazione d'Origine Protetta), Bergamo ne annovera addirittura 9 qualità che possono fregiarsi di questa certificazione: lo Strachitunt nell'autunno del 2012 si è infatti andato ad aggiungere ai vari Formai de Mut, Taleggio, Bitto, Grana Padano, Gorgonzola, Quartirolo Lombardo, Provolone Valpadana, Salva Cremasco.
Quello di cui vogliamo parlare oggi è il rinomato Taleggio.
E' Amilcare Arrigoni, nativo della Val Taleggio e tornato dalla Francia dopo aver fatto fortuna nel settore della ristorazione, a decidere di dare il nome della sua valle d'origine a questo formaggio, di cui si hanno notizie fin dal X secolo.
Il Taleggio è un formaggio a pasta molle considerato parte della famiglia degli stracchini, così chiamati perché venivano prodotti con il latte di mucche stanche o “stracche” a fine estate, dopo la lunga discesa dagli alpeggi in alta valle.
Nasceva talvolta la necessità di utilizzare le eccedenze di latte: ecco allora che veniva prodotto il Taleggio, che era successivamente posto a stagionare a lungo (circa 50 giorni) in casse di pino poste in grotte o cantine interrate.
Il procedimento di lavorazione attuale si discosta di poco da quello tradizionale: viene utilizzato latte generalmente pastorizzato e non crudo, e i fermenti lattici aggiunti sono accuratamente selezionati per evitare gli sprechi di prodotto che si hanno con la lavorazione tradizionale.
Il latte viene coagulato scaldandolo fino 30-36° C, vengono quindi aggiunti prima i fermenti e poi caglio liquido di vitello; il caglio subisce una rottura in due fasi a distanza di 10-15 minuti una dall'altra e poi la cagliata viene distribuita in forme quadrate, pronta per passare alla stufatura ad un'umidità molto alta (circa il 90%) per circa 18 ore. Infine si passa alla stagionatura.
Ogni forma pesa circa 2 kg, e ha un sapore dolce accompagnato da un profumo molto aromatico.
Le fasi di produzione e le caratteristiche del formaggio sono tenute sotto controllo dal Consorzio di tutela del Taleggio, che marchia ogni forma conforme in maniera caratteristica: 4 cerchi di cui 3 contengono una T, e il rimanente ha il numero di identificazione del produttore.
Dal 1988, quando il Taleggio è divenuto formaggio D.O.P., la produzione è stata estesa alla Pianura Padana e a Treviso, dove l'innovazione e la tecnologia dei nuovi caseifici si è sposata con la tradizione.
Al momento del taglio, la parte immediatamente sotto alla crosta rosata (così ottenuta grazie a spugnature con acqua e sale durante la stagionatura) risulta più molle della parte centrale, e questo non perché è grassa, ma solo perché è più matura.
Tra le curiosità che possiamo segnalare relative al Taleggio, che un tempo era addirittura utilizzato come merce di scambio, è che il basso contenuto di lattosio lo rende uno dei formaggi più digeribili.
Nella Valle c'è ancora chi produce il formaggio con latte crudo, prodotto esclusivamente da mucche di razza Bruna Alpina che pascolano qui tutto l'anno: parliamo ad esempio della Cooperativa Agricola St. Antonio in Valtaleggio, con sede a Taleggio e con il caseificio a Vedeseta, che produce il Taleggio “come una volta”.
Servirebbe una maggiore pubblicità per far conoscere queste bellissime vallate al di fuori del circuito degli intenditori: pensiamo ad esempio a quanto fatto per la promozione della Val Calepio, con le Strade del Vino; come suggeriva Antonio Paleni presidente di Altobrembo, potrebbe essere creata un'iniziativa simile, le Strade del Formaggio.