martedì 20 agosto 2013

Vita contadina

Nelle usuali discussioni estive riguardanti le aperture straordinarie dei negozi (“la domenica dovrebbe essere un giorno dedicato al riposo” “no, è giusto che chiunque possa fare acquisti o accedere ai servizi  quando vuole”, e via dicendo), spesso vengono citati medici e infermieri come rappresentanti delle categorie lavorative che non hanno orari, o ferie ordinarie.
Ci sono professioni in cui addirittura i giorni liberi e le vacanze non esistono: pensiamo agli agricoltori e  agli allevatori, per esempio.
Le aziende zootecniche che producono latte hanno vacche che devono essere munte obbligatoriamente due volte al giorno, e non solo: pulizia della stalla, alimentazione degli animali, cura delle mucche o dei vitelli che non stanno bene; la primavera è il periodo dell’aratura e della semina dei campi, d’estate poi le giornate sono scandite prima dal taglio del fieno e poi dalla mietitura del mais.
Nelle piccole e medie aziende, quelle gestite da una sola famiglia, è impossibile prendersi quindi un giorno libero, anzi di mani non ce n’è mai abbastanza soprattutto nella bella stagione, quando chi ha parecchi capi di bestiame ne porta parte in alpeggio.
E’ una vita dura, fatta di sacrifici; uno di quei “mestieri” che resistono alla modernità ed alla tecnologia (che la toccano solo in superficie, in quanto la fatica e il sudore rimangono), che sono completamente presi sotto gamba dalle amministrazioni e con cui la gente è poco solidale.
A chi non è capitato di suonare il clackson, irritato dalla colonna causata da un trattore in marcia? O di lamentarsi per l’odore di concime sparso nei campi? Molti dei commenti di alcuni articoli, che nelle ultime settimane descrivevano i problemi nel fissare un prezzo onesto per il latte, sono pieni di luoghi comuni sull’avidità degli allevatori: si fanno già pagare troppo, sono una lobby, non resisterebbero alla competitività con i paesi dell’Est se non fossero foraggiati dai fondi della Comunità Europea, e via dicendo.
Tutta questa acrimonia, eppure tornando indietro di poche generazioni tantissimi di noi hanno avuto almeno un parente contadino. Forse le critiche vengono proprio per cercare di distanziarsi il più possibile da questa professione, considerata quasi di serie B, poco attuale, poco moderna.
Eppure senza agricoltori ed allevatori quanti scaffali dei supermercati sarebbero vuoti? Proviamo un attimo a pensarci, e a riflettere su quanta fatica costi ogni prodotto, che si tratti di un litro di latte, o di una confezione di prosciutto.
Iniziative come le fattorie didattiche, o le Botteghe di Campagna Amica, o ancora il fiorire di un sempre maggior numero di agriturismi, rappresentano sicuramente un primo passo per poter riavvicinare la “gente comune” col mondo agricolo. Anche i G.A.S., che vanno spesso e volentieri a rifornirsi direttamente alla fonte, stanno diventando indispensabili per la promozione di un mondo che in tantissimi paesini si vede portar via la terra da sotto i piedi, in quanto le amministrazioni comunali non si fanno scrupolo nel rendere edificabili terreni che in precedenza erano agricoli.

Non guasterebbe quindi un po’ più di solidarietà nei confronti di agricoltori ed allevatori…ricordiamocelo, la prossima volta che siamo tentati di avvicinare la mano al clackson incolonnati dietro ad un trattore!

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