martedì 30 aprile 2013

Parla còme te mangèt - Gnocchi al cucchiaio

Finalmente il tempo sembra abbia dato qualche giorno di tregua, ed ecco allora che gli agricoltori rovettesi hanno iniziato, seppur in ritardo, la semina delle patate per le quali sono famosi. Infatti, ogni terza settimana di settembre, a Rovetta si celebra proprio la sagra della patata; un'occasione per ringraziare gli agricoltori del luogo che persistono, nonostante mille difficoltà, nella coltivazione di questo tubero. Come in qualsiasi sagra si mangia e si beve...ecco allora una veloce ricetta di uno dei prelibati piatti che è possibile gustare in quei giorni.

Ingredienti: 
  •  400 gr di farina 00
  •  2 patate, di Rovetta ovviamente!
  • sale, pepe, acqua e latte q.b.
  • un panino raffermo
  • 1 uovo
  • salvia
  • parmigiano
  • burro
Preparazione degli gnocchi:
Sbucciare e tagliare le patate a tocchetti, poi farle bollire in acqua salata; la stessa pentola sarà poi utilizzata per la cottura degli gnocchi.
A parte preparare un impasto con la farina, l'uovo, sale e pepe, il panino ammollato precedentemente nel latte, e acqua tanto da far diventare l'impasto mediamente denso.
Quando le patate sono quasi cotte (circa 7-8 minuti), bagnare un cucchiaio nell'acqua di cottura, prelevare un po' di pasta e lasciarla cadere nell'acqua; procedere in questo modo fino ad ultimare l'impasto.
Fondere il burro con un po' di salvia; lasciare cuocere gli gnocchi per qualche minuto, quindi scolare il tutto e condire con il burro fuso, e spolverare con il parmigiano.
Buon appetito!

domenica 28 aprile 2013

Tra i 9 formaggi DOP bergamaschi svetta il Taleggio


Il territorio diversificato della superficie bergamasca la rende una provincia ricca di produzioni tipiche, che derivano da realtà e tradizioni molto differenti tra loro.
E, confermandosi la provincia italiana regina dei formaggi D.O.P. (Denominazione d'Origine Protetta), Bergamo ne annovera addirittura 9 qualità che possono fregiarsi di questa certificazione: lo Strachitunt nell'autunno del 2012 si è infatti andato ad aggiungere ai vari Formai de Mut, Taleggio, Bitto, Grana Padano, Gorgonzola, Quartirolo Lombardo, Provolone Valpadana, Salva Cremasco.
Quello di cui vogliamo parlare oggi è il rinomato Taleggio.
E' Amilcare Arrigoni, nativo della Val Taleggio e tornato dalla Francia dopo aver fatto fortuna nel settore della ristorazione, a decidere di dare il nome della sua valle d'origine a questo formaggio, di cui si hanno notizie fin dal X secolo.
Il Taleggio è un formaggio a pasta molle considerato parte della famiglia degli stracchini, così chiamati perché venivano prodotti con il latte di mucche stanche o “stracche” a fine estate, dopo la lunga discesa dagli alpeggi in alta valle.
Nasceva talvolta la necessità di utilizzare le eccedenze di latte: ecco allora che veniva prodotto il Taleggio, che era successivamente posto a stagionare a lungo (circa 50 giorni) in casse di pino poste in grotte o cantine interrate.
Il procedimento di lavorazione attuale si discosta di poco da quello tradizionale: viene utilizzato latte generalmente pastorizzato e non crudo, e i fermenti lattici aggiunti sono accuratamente selezionati per evitare gli sprechi di prodotto che si hanno con la lavorazione tradizionale.
Il latte viene coagulato scaldandolo fino 30-36° C, vengono quindi aggiunti prima i fermenti e poi caglio liquido di vitello; il caglio subisce una rottura in due fasi a distanza di 10-15 minuti una dall'altra e poi la cagliata viene distribuita in forme quadrate, pronta per passare alla stufatura ad un'umidità molto alta (circa il 90%) per circa 18 ore. Infine si passa alla stagionatura.
Ogni forma pesa circa 2 kg, e ha un sapore dolce accompagnato da un profumo molto aromatico.
Le fasi di produzione e le caratteristiche del formaggio sono tenute sotto controllo dal Consorzio di tutela del Taleggio, che marchia ogni forma conforme in maniera caratteristica: 4 cerchi di cui 3 contengono una T, e il rimanente ha il numero di identificazione del produttore.
Dal 1988, quando il Taleggio è divenuto formaggio D.O.P., la produzione è stata estesa alla Pianura Padana e a Treviso, dove l'innovazione e la tecnologia dei nuovi caseifici si è sposata con la tradizione.
Al momento del taglio, la parte immediatamente sotto alla crosta rosata (così ottenuta grazie a spugnature con acqua e sale durante la stagionatura) risulta più molle della parte centrale, e questo non perché è grassa, ma solo perché è più matura.
Tra le curiosità che possiamo segnalare relative al Taleggio, che un tempo era addirittura utilizzato come merce di scambio, è che il basso contenuto di lattosio lo rende uno dei formaggi più digeribili.
Nella Valle c'è ancora chi produce il formaggio con latte crudo, prodotto esclusivamente da mucche di razza Bruna Alpina che pascolano qui tutto l'anno: parliamo ad esempio della Cooperativa Agricola St. Antonio in Valtaleggio, con sede a Taleggio e con il caseificio a Vedeseta, che produce il Taleggio “come una volta”.
Servirebbe una maggiore pubblicità per far conoscere queste bellissime vallate al di fuori del circuito degli intenditori: pensiamo ad esempio a quanto fatto per la promozione della Val Calepio, con le Strade del Vino; come suggeriva Antonio Paleni presidente di Altobrembo, potrebbe essere creata un'iniziativa simile, le Strade del Formaggio.

giovedì 25 aprile 2013

Fiera agricola nella Bassa Bergamasca, un'occasione per fare il punto della situazione

La 32a fiera agricola che si svolge fino a domenica 28 aprile a Treviglio (BG), importante appuntamento per tutti i lavoratori del settore sin dal 1981, riunisce il panorama agricolo bergamasco e cremasco. Su 14.000 mq di area espositiva sono previsti 120 espositori, e nei cinque giorni di apertura si avvicendano quattro mostre ufficiali: quelle provinciali della razza bruna e frisona, quella del coniglio riproduttore e quella dei suini.

Il programma, inoltre, prevede dibattiti, proposte, ecc, e questa occasione viene sicuramente utilizzata anche per fare il punto della situazione sullo stato del settore agricolo nella bergamasca in questo momento non molto roseo.

Questi primi mesi del 2013, infatti, con il freddo prolungato e le copiose piogge, hanno rallentato tutte le operazioni di aratura e di semina, e quello che prospetta la Confai è una perdita fino al 20% della produzione destinata alla vendita; inoltre, la direttiva comunitaria sui nitrati ha impedito lo spandimento dei liquami sui terreni, con conseguente impossibilità  di diserbo degli stessi. E' possibile che, per ovviare a questi ritardi, gli agricoltori decidano la semina di mais più precoce, con un ciclo di vita più rapido, ma che ha una resa di molto inferiore a quella del mais seminato in condizioni atmosferiche ottimali.

Infine, le condizioni meteo favoriscono purtroppo la crescita della diabrotica, il coleottero di origine americana che è il maggiore distruttore delle colture di mais.

Le preoccupazioni per il raccolto di quest'anno si aggiungono a quelle relative alla riforma PAC - Politica Agricola Comune - per il periodo tra il 2014 ed il 2020, votata recentemente dal parlamento europeo, e non possiamo dimenticare che nel 2015 verrà  interrotto il regime delle quote latte. La paura è che questo favorisca un ingresso senza limiti del latte tedesco nel mercato italiano.

Tante aziende agricole hanno deciso di conseguenza di non dipendere solo dalla coltivazione e dall'allevamento, diversificando le proprie attività : ecco che nascono sempre più fattorie didattiche, agriturismi, agricampeggi. C'è chi si specializza in coltivazioni biologiche e biodinamiche (che, purtroppo, la riforma PAC non incentiva per niente), chi punta sul commercio dei prodotti in mercatini agricoli e nei circuiti GAS (Gruppi di Acquisto Solidale), chi si inventa attività particolari come l'adozione di alberi da frutto, ecc.

Ci uniamo alle speranze degli agricoltori, bergamaschi e non, perché il nuovo governo abbia un occhio di riguardo nei confronti di questa categoria di lavoratori spesso bistrattati e dimenticati, nonostante siano indispensabili.

Escursioni nelle Orobie: il Rifugio Curò


Anche se guardando fuori dalla finestra a volte non si direbbe, è da qualche settimana iniziata la primavera; con essa è partito un conto alla rovescia caro agli appassionati di montagna: tra maggio e giugno, infatti, ci saranno le riaperture dei vari rifugi.
Uno di questi, tra i più celebri e grandi della bergamasca, è il Rifugio Curò.
Situato sul lago artificiale del Barbellino fin dal 1915, prende il nome dall'ing. Antonio Curò, il presidente del CAI di Bergamo nel 1886, quando il primo rifugio Curò venne costruito (già, perchè quello odierno in realtà è il terzo edificio eretto dal CAI).
Fa parte del Sentiero delle Orobie Orientali (è la sesta tappa), ed è anche il punto di partenza del Sentiero naturalistico Antonio Curò, che termina a Passo del Vivione, seguendo un tracciato bellico mai del tutto utilizzato.
Al rifugio si può arrivare dall'abitato di Valbondione (BG): una camminata di circa due ore con 900 metri di dislivello, molto conosciuta dagli appassionati perchè permette di ammirare le Cascate del Serio, nei giorni di apertura della diga di proprietà dell'Enel.
Le Cascate, con i loro 315 metri di triplice salto sono le più alte d'Italia, e le seconde in Europa; sono visibili circa cinque volte l'anno nel periodo tra luglio ed ottobre, e solitamente anche in un'apertura notturna molto suggestiva.
Il rifugio ha un centinaio di posti letto, e prevede la possibilità di gustarsi qualche piatto tipico bergamasco, magari accompagnato da salumi e formaggi.
Se, dopo esservi rifocillati, sarete ancora in vena di camminare, segnaliamo il sentiero di circa un'ora per il Lago Naturale: lo spettacolo all'arrivo vi lascerà a bocca aperta. Un anfiteatro composto da montagne spesso innevate anche d'estate le cui acque piovane confluiscono nel lago, che ha un colore intenso. Se siete fortunati potrete vedere anche stambecchi, falchi e le simpatiche marmotte, con il loro fischio caratteristico.

mercoledì 24 aprile 2013

Un secolo di Turismo pro Clusone


Se il 25 aprile vi capitasse di passare per le vie di Clusone (BG), potreste pensare di aver fatto un salto all'indietro nel tempo di almeno un secolo. In occasione dei festeggiamenti per il centenario della Turismo pro Clusone, infatti, dalle ore 10:00 alle 18:00, in Piazza Orologio e Piazza della Rocca ci sarà una rievocazione del mercato storico e del bestiame. Inoltre, per le vie del paese baradello gruppi folkloristici allieteranno la giornata.
Questo è solo uno degli appuntamenti organizzati per celebrare i cento anni dalla fondazione dell'associazione: in questi giorni, ad esempio, è allestita presso la Basilica una mostra dal titolo: “FORESTIERI, VILLEGGIANTI, TURISTI... COME SI CAMBIA! Mostra sulle origini, tradizioni, gusti e profumi della nostra terra", in cui vengono illustrati la nascita e gli sviluppi della pro Clusone, attraverso giochi di una volta, fotografie d'epoca, tradizioni popolari.
Non solo: domenica 28 è organizzato un raduno delle Pro Loco, da quelle locali a quelle extraregionali, che negli stand allestiti potranno illustrare le proprie attività ed i territori di competenza.
La Turismo pro Clusone nasce nel 1913 come Associazione per il Movimento dei Forestieri, in seguito all'entusiasmo suscitato dal congresso nazionale del TCI - Touring Club Italiano - celebrato nella cittadina baradella l'anno precedente. successivamente, nel 1933, viene adottato il nome “pro loco”, e da allora si sono succeduti 17 presidenti: in carica adesso è una donna, la prima, Nadia Fantoni. È, come caratteristico delle pro loco, un'associazione di natura volontaria, che si affianca a realtà più professionali come “IAT” e “Promoserio”.
La promozione del territorio, l'organizzazione di manifestazioni, la collaborazione stretta con la consulta Giovani del comune di Clusone: è tramite tali attività che la pro loco cerca di attirare turisti in questa cittadina d'arte (come non menzionare lo splendido affresco della Danza Macabra?), con un centro storico rifornito di servizi e di negozi tanto da far pensare ad un centro commerciale all'aperto, che può essere il punto di partenza per bellissime passeggiate d'estate e divertenti attività nella neve d'inverno.
Per ulteriori informazioni riguardanti le attività della pro loco, è possibile visitare il sito Turismo pro Clusone

martedì 23 aprile 2013

Parla còme te mangèt - Scarpinocc de Par

Inauguriamo con questo post una rubrica settimanale, che ci permetterà mano a mano di conoscere (e magari replicare nelle nostre case) i piatti tipici della tradizione orobica. Cosa c'è di meglio per conoscere un luogo, che assaporarne i profumi ed i sapori?

La prima ricetta che illustriamo è quella dei rinomati Scarpinocc de Par, un tipo particolare di pasta fresca ripiena così chiamata perchè ricorda le calzature in panno usate fino a qualche anno fa nel paese di Parre.
La prendiamo pari pari come riportata dalla pro loco del paese:
Ingredienti:
Per la pasta (1 kg. di pasta) • Farina "00" 800 gr. • Uova n. 2 • Burro a temp. ambiente 40 gr. • Latte q.b. Impastare tutti gli ingredienti come fosse una sfoglia usando il latte come se fosse acqua.
Per il ripieno (1 kg. di ripieno) • Parmigiano Reggiano 700 gr. • Pane secco grattugiato 350 gr. • Prezzemolo tritato 40 gr. • Burro 30 gr. • Un pizzico misto di spezie (semi di coriandolo, cannella, noce moscata, chiodi di garofano, macis, anici stellati).

Preparazione del ripieno:
In una terrina mescolare il formaggio ed il pane grattugiato con le spezie. In un tegame far sciogliere il burro unendovi il prezzemolo finemente tritato. Versate il tutto in una terrina ed aggiungete il latte e le uova fino a che otterrete un composto morbido ed omogeneo.

Preparazione degli Scarpinocc:
Stendete la pasta e ricavatene dei dischetti del diametro di 6-8 cm. Adagiate su ogni disco del ripieno e piegate il dischetto in modo da formare una mezza luna. Chiudete bene i bordi premendoli con le dita, sollevateli in posizione verticale con la parte tondeggiante in basso e schiacciate al centro con l'indice così da ricavarne una forma che somigli a quella di una caramella. Cuocete in abbondante acqua salata, scolateli e poneteli su un piatto e cospargeteli con formaggio grana e conditeli con burro fuso e salvia ben cotti.

Se non avete pazienza per preparare gli Scarpinocc, o non avete il tocco fatato in cucina...o semplicemente se volete assaggiare quelli originali della tradizione di Parre, potete aspettare fino alla fine di agosto per la consueta Sagra degli Scarpinocc: tre giorni in cui poter assaggiare questo piatto prelibato accompagnato, perchè no, da un bicchiere di buon vino, musica e allegria.

Per saperne di più sulla Sagra e sul paese di Parre, visitate il sito della Pro Loco Parre

Museo della Guerra Bianca in Adamello



Il futuro ha radici antiche: è con questo monito nella mente che ci apprestiamo a presentare un museo un po' particolare.
Siamo a Temù (BS), un piccolo paesino di circa mille abitanti in cima alla Val Camonica.
Qui, nella piazza centrale, è sito il Museo della Guerra Bianca.
Innanzi tutto, perché questo nome? Torniamo indietro di quasi cento anni, in piena Prima Guerra Mondiale. Gli eserciti del regno d'Italia e dell'impero austro-ungarico si affrontano anche sulle montagne lombarde, ritenute fondamentali per entrambi gli schieramenti: Valtellina e Val Camonica infatti potevano essere la chiave di volta per la conquista del Tirolo da parte degli italiani, e al tempo stesso avrebbero potuto consentire alle truppe austriache di arrivare fino alla Pianura Padana.
Proprio sulle Alpi dell'Adamello e della Presanella vengono registrate le azioni belliche di maggior rilievo, e insieme ad altri due settori - Ortles-Cevedale e Marmolada - costituiscono i luoghi dove si combattè la Guerra Bianca.
Il museo è organizzato su due piani: al primo c'è una ricostruzione fedele di una baracca, diversi proiettili di cannone ed un cannone vero; al secondo piano c'è una grande raccolta di documenti e materiali (munizioni, divise, ecc).
Le bacheche, che custodiscono questi manufatti, illustrano un pezzo di storia che è ormai affidata solo ai libri scolastici; luoghi e date che solitamente vengono studiati a memoria, e difficilmente fanno capire il sacrificio compiuto da migliaia di alpini per difendere quel territorio reso famoso oggi da neve, turismo e piste da sci.
Il museo di Temù è visitabile tutto l'anno: a luglio e agosto tutti i giorni, da maggio alla fine di ottobre nel week end, e per i restanti mesi è aperto su prenotazione.
Per ulteriori approfondimenti, è possibile visitare il sito web Museo Guerra Bianca

domenica 21 aprile 2013

Sebino, il mistero della macchia sul lago


Una settimana fa gli abitanti dell'alto lago d'Iseo si sono svegliati con una bruttissima sorpresa: una chiazza molto grande (il diametro è di circa tre chilometri) sulla superficie del lago.
La macchia, composta da microresidui rossastri galleggianti a tratti schiumosi e a tratti filamentosi, si è poi spostata verso sud, verso Montisola per intenderci, ed ora è visibile solo dalle barche.
L'allarme è stato dato dal presidente di Legambiente Basso Sebino, Dario Ballotta, e subito si sono attivati ARPA, Protezione Civile e i sindaci dei paesi vicini a questa chiazza.
Sono iniziate poi le polemiche, in particolare si è assistito ad uno scambio di accuse tra Ballotta ed il sindaco di Pisogne, Oscar Panigada: secondo il presidente di Legambiente infatti, la macchia sarebbe causata dal malfunzionamento della nuova e costosa rete fognaria, che avrebbe fatto in modo di mescolare insieme scarichi fognari e scarichi industriali illeciti; Panigada respinge le accuse, supportato in parte dalle analisi effettuate dalla Protezione Civile in settimana in corrispondenza dello sfioratore di Pisogne, dalle quali non risulterebbero valori anomali o guasti di qualche tipo. Il primo cittadino ci tiene invece a far notare che forse non si sarebbe arrivati ad una situazione d'emergenza di questa entità, se Ballotta avesse da subito contattato le autorità, al posto di mandare foto ai giornali per fare polemiche gratuite.
Accuse incrociate a parte, certo è che le analisi chimiche e batteriologiche effettuate dall'ARPA nella giornata di mercoledì non hanno prodotto risultati degni di nota, se non che si evidenzia l'assenza di alghe; e visto che l'ipotesi delle mucillagini, gonfiate di nitrati e cresciute grazie al caldo improvviso scoppiato in settimana, era quella che andava per la maggiore (anche perché era già successo due anni fa), ci si ritrova al punto di partenza.
Che le piogge incessanti e copiose delle scorse settimane abbiano smosso il fondale? Se la stazione galleggiante corna trentapassi non fosse fuori uso, ci sarebbero dati preziosi su temperature e correnti che potrebbero aiutare a dare delle risposte.
La paura è che questa chiazza rappresenti un danno non solo a livello ambientale, ma anche a quello turistico, e che gli abituali frequentatori del lago d'Iseo decidano di andare altrove; per questo speriamo che il mistero della macchia sul lago venga al più presto svelato.

Eccellenze orobiche: il gruppo Comelit di Rovetta


La Valle Seriana, un tempo considerata motore industriale della bergamasca, è stata messa in ginocchio dalla crisi del tessile prima, e da quella edilizia poi. In un panorama composto da aziende che chiudono o che arrancano con difficoltà e da sempre più dipendenti che si ritrovano da un giorno all'altro senza lavoro, spicca una realtà imprenditoriale di successo come quella della Comelit SPA di San Lorenzo di Rovetta.

L'azienda, una delle leader nel settore della videocitofonia e automazione, esporta i propri prodotti da più di mezzo secolo in circa 70 Paesi.
Le parole d'ordine sono stare al passo con i tempi, o addirittura anticipare le tendenze: ecco perchè Comelit punta tutto sulla gestione semplificata di illuminazione, carichi elettrici, irrigazione e via dicendo, con lampade rilevatrici di presenza, che in più segnalano anche sprechi e rischi; tutto questo gestito da un piccolo “comando” touch, posizionabile in qualsiasi ambiente.
L'azienda ha da qualche mese inaugurato anche una nuova sede, più moderna e funzionale.
Frasi motivazionali come: “Solo chi pensa positivo raggiunge i suoi obiettivi prima degli altri” e volti iconici come Kennedy, Gagarin, Mandela decorano le pareti dei corridoi e degli uffici dell'edificio; un modo, come sottolineato dal presidente Pier Antonio Brasi, per rendere stimolante l'ambiente lavorativo ai dipendenti, che possono anche usufruire di una palestra interna.
E questo clima propositivo ha portato, pochi giorni fa, a far vincere alla Comelit il prestigioso Red Dot Award 2013, il premio assegnato ai prodotti con il migliore design, che verrà ritirato il primo luglio ad Essen, in Germania.
Se l'è aggiudicato con Sense 316, un innovativo videocitofono in acciaio inox progettato in collaborazione con lo studio Habit(s) di Milano.
Un esempio positivo insomma quello della Comelit, che mostra come, in questa società 2.0, uno dei segreti per avere successo sia sfruttare la tecnologia e le nuove esigenze a proprio vantaggio.
 
Per maggiori informazioni, Comelit Group