mercoledì 22 maggio 2013

Vini lombardi DOCG: Moscato di Scanzo

Il Moscato di Scanzo è un vino DOCG con tradizione antichissima, di cui si hanno testimonianze scritte già a partire dal 1347: viene infatti in quell'anno menzionato un lascito di Moscato bergamasco da parte di Alberico da Rosciate a beneficio di Jonolo de Priatini. 
In realtà gli storici datano il Moscato all'epoca degli Atestini (1000 a.C. ca), quando Ateste, in fuga da Troia, colonizzò la zona di Este e si spinse fino al fiume Serio, ponendo in esso i confini delle sue terre. 
Il Capitano di Venezia Giovanni da Lezze scrive che gli Atestini fondarono il villaggio di Ros (mazzo d'uva in greco), che con l'aggiunta del celtico ate (villaggio) divenne Rosate, oggi Rosciate.
Il nome Scanzo deriva invece dalla famiglia Scantii, da cui proveniva il centurione che era a capo di un accampamento stabilito da Caio Giulio Cesare nella zona. Scanzo e Rosciate vennero uniti in un unico comune nel 1600, per poi essere ancora divisi dopo qualche anno; la fusione definitiva risale al 1927, e al paese venne assegnato il nome di Scanzorosciate (BG).
All'architetto Giacomo Quarenghi è dovuta l'espansione del mercato del Moscato in Russia: lo portò infatti come dono alla zarina Caterina II; da qui la fama lo portò fino al mercato londinese (il Moscato veniva quotato alla Borsa di Londra nel 1850, unico vino italiano), e si dice fosse il vino più caro del mondo. Ancora oggi un socio produttore è fornitore della Real Casa d'Inghilterra.
La coltivazione del Moscato di Scanzo oggi è consentita solo nella fascia collinare del Comune di Scanzorosciate.
La vendemmia avviene successivamente a quella delle altre tipologie di vino, solitamente verso ottobre; le uve accuratamente selezionate (ogni ettaro può produrre al massimo 6 tonnellate d'uva), vengono fatte appassire per circa 40 giorni in ambienti molto areati ed asciutti.
Quindi avviene la pigiatura, una delle fasi fondamentali del processo di produzione del Moscato,che dura 5 giorni e origina un mosto carico di zuccheri e di aromi; in seguito si hanno la svinatura ed il travaso in un'ulteriore vasca.
Infine il mosto viene posto in recipienti di acciaio inox o vetro per fermentare, e successivamente viene illimpidito, travasato ed affinato; l'invecchiamento dura circa due anni dalla vendemmia.
Il Moscato di Scanzo è un vino di colore rosso rubino carico, molto profumato, speziato, con sapori che vanno dalla prugna ai frutti di bosco, dalla rosa canina alla salvia; il retrogusto, come per tutti i moscati, è amarognolo.
Unico DOCG della bergamasca, ed uno dei 5 nell'intera Lombardia, è tutelato fin dal 1993 da un Consorzio che deriva da quella che era l'Associazione dei Produttori del Moscato di Scanzo.
Consigliamo una visita al sito http://www.consorziomoscatodiscanzo.it/home.php?pagina=consorzio per informazioni ulteriori sul vino stesso, sui suoi produttori e sugli eventi che di volta in volta vengono organizzati per la promozione del Moscato.

venerdì 17 maggio 2013

Franciacorta e vino. Ne parla Carlo De Filippo, dell'omonima casa vinicola

In una piovosa mattina di Maggio mi reco a Coccaglio dall'Avvocato Carlo de Filippo per una breve intervista sull'azienda vitivinicola di famiglia:


Spiegaci le origini della tua azienda vitivinicola, e in cosa vi siete specializzati; quante bottiglie producete all'anno?
L'azienda viene fondata all'inizio del '900 dal bisnonno Domenico De Filippo senior, viticoltore, che si trasferisce nel bresciano dove inizia a diffondere vini attraverso la rete dei c.d. "Trani", dal nome della terra di provenienza dei vini più corposi ed alcolici, molto apprezzati dal consumatore dell'epoca. Durante la seconda guerra mondiale il nonno Luigi apre la sede di Coccaglio, ubicata nel castello medievale eretto su rovine romane, nella quale intraprende la produzione di vini più fini, imbottigliati. Solo con mio padre Domenico De Filippo jr., enologo, negli anni sessanta la cantina tocca i vertici qualitativi, abbandonando totalmente la produzione di vini comuni e rendendosi protagonista della fondazione del consorzio tutela Franciacorta, la cui storia è nota. Attualmente produciamo tutta la gamma di Franciacorta e Curtefranca, Il Muffito e la grappa di Muffito. La produzione complessiva si aggira intorno alle 100.000 bottiglie complessive.
Tu personalmente, da quando hai iniziato ad occuparti di vigne e di vino?
Ci sono nato. Ho coltivato interessi e studi in materia, conseguendo, nel 1987, il titolo di enologo presso la Scuola di Conegliano. Attualmente esercito la professione di avvocato, mentre la produzione vitivinocola è tuttora seguita da mio padre, Domenico, annata 1942 (!) che non dà alcun segno di cedimento, anzi!
Negli ultimi decenni c'è stato un vertiginoso aumento della produzione vinicola in Italia. Pensi che sia un bene, o che la maggiore quantità vada a discapito della qualità (pensando al fatto che l'incremento della produzione è soprattutto “merito” delle grandi industrie)
La produzione industriale di vino non consente certo di mantenere alti standard qualitativi. Il problema non tocca la Franciacorta, zona nella quale non vi è produttore che abbia mai inteso alterare lo spirito che accomuna tutti i produttori della zona, dediti a perseguire i massimi risultati qualitativi.
La tua azienda sente gli effetti della crisi? Pensi che ci rimetteranno soprattutto i piccoli imprenditori vinicoli, che per ovvi motivi non possono ribassare troppo i prezzi?
Forse sono proprio le aziende di piccole dimensioni ad essere avvantaggiate nella sfida competitiva che la crisi globale ci ha posto davanti. Intendo dire che una maggiore flessibilità e costi fissi contenuti posso consentire di stare sul mercato con maggiore serenità rispetto a chi è costretto a fare grandi volumi per sopravvivere.
Oggi vanno di moda le aziende agricole biologiche e biodinamiche, è una scuola di pensiero che si sta espandendo anche alla produzione di vino. Cosa ne pensi? E dei vini vegani?
Credo che l'argomento si presti a troppi equivoci e strumentalizzazioni. Di certo ogni produttore deve mirare alla qualità riducendo al minimo l'intervento sulla materia prima. Conservando, esaltando quello che la natura offre, in termini di profumi e sapori, e non alterandolo. Non bisogna però innamorarsi delle parole e badare alla sostanza. Come l'essere umano anche il vino può ammalarsi di tante "malattie" che hanno tutte una causa naturalissima e biologica, che deve essere prevenuta ed evitata. Nel fare questo, è bene tenere presente che, altrettanto, il vino è dotato dei mezzi per difendersi dalle malattie e curarsi, secondo natura. La scelta, nel caso concreto sta alla scienza ed alla coscienza del produttore, in particolare dell'enologo.
Da qualche giorno è stato formato un nuovo governo, con un ministro dell'agricoltura...acerbo sull'argomento per usare un eufemismo. Quali pensi che siano i problemi del tuo settore, quali dovrebbero essere affrontati con urgenza?
La priorità consiste nell'aiutare l'eccellenza italiana ad emergere all'estero. Temo che questo non rientri nella cultura stessa dei nostri rappresentanti. Tradizionalmente l'imprenditore privato è lasciato a sé stesso. in particolari i piccoli produttori. Ciò rappresenta il limite ma al tempo stesso uno stimolo a fare sempre meglio.
La tua è un'azienda con una tradizione di generazioni; cosa potresti consigliare a chi, invece, decide di far nascere un'azienda vitivinicola da zero?
Come diceva non so quale economista, per buttare il proprio denaro tre sono i metodi più diffusi: andare a donne, giocare d'azzardo e investire in agricoltura. Il primo è il più divertente, il secondo è il più stupido, il terzo è il più sicuro. Seriamente: consiglierei di considerare la cosa come una scelta di vita da valutare almeno sui vent'anni, non badando al profitto che se ne può ricavare ma alle soddisfazioni, che sono tante.
E dopo questa intervista,non poteva mancare un brindisi finale con un ottima bottiglia di Franciacorta Saten Brut Luca Marenzio, prosit!

mercoledì 15 maggio 2013

"Cactooos", quando le aziende fanno network e vincono


Cosa accomuna Twizy, la nuova auto elettrica della Renault e le pentole Alessi? Sia l'una che le altre hanno elementi frutto di ingegno e di tecnologia “made in Orobie”.
Stiamo parlando di quello che propone Cactooos- The Engraving Network: una rete di 4 imprese italiane, il meglio dell'offerta per la creazione e la realizzazione di texture 2D e 3D su stampi.


Le 4 imprese sono la ML Engraving di Onore, la Jockoo di Onore, la Novatex di Brescia e la Ds4 Technology; sono in tutto circa 70 dipendenti che lavorano sinergicamente (soprattutto i rispettivi dipartimenti di Ricerca e Sviluppo).
L'unione di aziende con specializzazioni diverse, permette di rispondere a tutte le richieste dei clienti, e da a Cactooos la forza di dialogare con quelli più grossi.
Così, ecco che lo staff si è trasferito per qualche mese a Parigi e, in collaborazione con i designer Renault, sono stati progettati per gli interni della Twizy (che tra l'altro ha anche vinto il premio per il “Best of the Best product design 2012”), in particolare volante e plancia.
Non è un caso che per il crossover “zero emissioni” di Renault, la multinazionale francese si sia appoggiata proprio a Cactooos, che fa dell'ecosostenibilità una delle sue parole d'ordine.
Il processo di incisione della parte superficiale della plastica, infatti, viene effettuato con l'utilizzo del laser, una metodica pulita, con nessuna scoria.
L'offerta produttiva comprende comunque anche l'incisione tradizionale chimica.
Dopo Renault e Alessi (per alcuni modelli di pentole di alto design sono stati prodotti coperchio, manico e fondo lavorati), anche Audi e BMW si sono mostrate interessate; il network Cactooos punta decisamente al top brand del settore per quanto riguarda il lusso e le auto.
Cactooos 

martedì 14 maggio 2013

Parla còme te mangèt - Ris e lacc


Ed eccoci ad una ricetta semplicissima ma gustosa, che è conosciuta in tutto il nord Italia con piccole varianti da zona a zona. Nella bergamasca in particolare si aggiungono dadini di zucca. 
E' solitamente preparata d'inverno...o per scaldarsi in serate come queste.



Ingredienti (per 4 persone):
1 lt di latte
120 gr. di riso (preferire quello Originario, per minestre)
150 gr di zucca
sale

Preparazione:
In una pentola abbastanza capiente portare ad ebollizione un litro di acqua con un cucchiaio di sale; aggiungere successivamente la zucca pulita e ridotta a dadini.
Dopo un quarto d'ora unite anche il litro di latte, e riportate ad ebollizione. Infine aggiungete il riso e cuocete per altri 20 minuti, mantenendo mescolato.

Un consiglio: usate preferibilmente latte intero, meglio ancora se quello crudo dei distributori.

domenica 12 maggio 2013

Nasce "Made in Provincia di Brescia" per valorizzare enogastronomia e agroalimentare

Dalla collaborazione sinergica tra il Centrovitivinicolo, la Provincia di Brescia e il Comune di Rodengo Saiano, nasce il progetto “Made in provincia di Brescia”, presentato pochi giorni fa al Broletto, e che ha come obiettivo essere portavoce di tutta l'offerta enogatronomica e agroalimentare della provincia. Questo soprattutto per rimettere in moto lo sviluppo “del territorio dal territorio, mettendo in rete le aziende e sostenendole”.
Per avere la certificazione del “made in Brescia” infatti, le aziende partecipanti devono dimostrare di svolgere almeno il 60% delle attività entro i confini della provincia, e devono avere la stessa percentuale di dipendenti che svolgano la propria mansione nello stesso territorio; potenzialmente come spiega il presidente Daniele Molgora, si potrebbero mettere in rete circa 100.000 aziende.


Sono stati progettati eventi atti a diffondere la cultura enogastronomica del territorio bresciano, coinvolgendo i cinque settori: agricolo, ristorativo, industriale, sportivo e turistico, in vista dell'apertura dell'expo nel 2015.
Il primo di questi eventi è una tre giorni (31 maggio, 1 e 2 giugno) presso l'abbazia olivetana di San Nicola a Rodengo Saiano.
Passeggiando per i tre bellissimi chiostri che fanno parte del complesso dell'abbazia, saranno in mostra le aziende con il marchio e tutte le 23 denominazioni comunali: sarà possibile assaggiare dal salame ai tartufi, vini, formaggi, oli, caprini erborinati, ecc.
A cena saranno disponibili i piatti caratteristici della tradizione bresciana.
Tutto questo grazie alla collaborazione con numerose realtà locali: Coldiretti, Confartigianato, Aipol, Apab, Copagri, l'Unione provinciale agricoltori, l'Accademia della buona tavola, le Strade dei vini; la manifestazione ha inoltre il patrocinio di Ubi.
Gli stessi abitanti della provincia di Brescia spesso sottovalutano o addirittura non conoscono la ricchezza di prodotti che offre il territorio; questa manifestazione, la prima di molte, serve proprio per la promozione di un offerta enogastronomica che di certo non farà sfigurare Brescia alla prossima expo 2015.

martedì 7 maggio 2013

Parla còme te mangèt - Polenta e Osei




Passeggiando per Città Alta, è impossibile non notare nelle vetrine di panetterie e pasticcerie questi particolari dolci, presentati come fossero una porzione di polenta con gli Osei (gli uccelli) in cima. Vediamo dunque come prepararli:


Ingredienti (per 10 persone)
Per il Pan di Spagna:
390 g di zucchero
15 g di miele
320 g di uova
150 g di tuorli
320 g di farina
130 g di fecola
½ cucchiaino di lievito

Per la farcitura (crema di burro al cioccolato e nocciole):
500 g di burro
200 g di cioccolato bianco fuso
1 bicchierino di rhum
50 g di pasta di nocciole
1 bicchierino di curaçao
Per la decorazione:
30 g di marzapane giallo
30 g di marzapane al cioccolato
30 g di zucchero di canna
50 g di marmellata di albicocche
cubetti di cedro candito
2 cucchiai di cacao.


Preparazione Ricetta
Per il pan di spagna:
Montate lo zucchero insieme al miele con le uova ed i tuorli ed aggiungete a pioggia la farina, la fecola ed lievito miscelati precedentemente. Quando tutto il composto sarà omogeneo, versatelo in stampi imburrati a forma di mezza sfera.
Cuocete per 20/30 minuti a 200°.

Per la crema di burro:
Montate il burro con il cioccolato fuso e alla fine aggiungete la pasta di nocciole e il rhum.

Tagliate a metà la semisfera di pan di Spagna, bagnate con il curaçao e farcite con la crema di cioccolato; ricomponete la torta e spalmate la superficie con due cucchiai di crema di cioccolato che avete tenuta da parte.
Stendete il marzapane giallo in una sfoglia di 4 mm di spessore, fatelo aderire alla torta e spolverizzatelo con lo zucchero di canna.
Al centro distribuite un po' di marmellata di albicocche, qualche cubetto di cedro e gli uccellini “nati” dal marzapane al cioccolato grazie ad uno stampino. Lucidateli con la marmellata di albicocche, alla quale avrete aggiunto un po' di cacao in polvere. Lasciate in frigorifero per un’oretta prima di servire.

Val Vertova, un angolo di paradiso vicino a Bergamo

A volte i paesaggi più incantevoli si trovano in posti inaspettati; è questo quello che viene in mente pensando alla Val Vertova. Si tratta di un vero gioiello naturale, che si apre perpendicolarmente alla Valle Seriana in corrispondenza del paese di Vèrtova (BG); è percorribile in auto fino al bar/ristorante gestito dal gruppo GAV - Gruppo Alpinistico Vertovese -, poi bisogna contare esclusivamente sulle proprie gambe. Non c'è da preoccuparsi però, in quanto è una passeggiata adatta a tutti, priva di ripide salite.




La particolare conformazione della valle assicura un microclima fresco e ventilato in tutte le stagioni, cosa che è di grande sollievo soprattutto con la calura estiva.
Questo clima ha favorito il proliferare di numerose specie animali e vegetali, alcune delle quali caratteristiche solo della zona; ecco che allora possiamo incontrare merli acquaioli, salamandre, toporagni d'acqua, senza contare le numerose specie di insetti e di farfalle coloratissime.
Ci sono diversi sentieri e mulattiere, che si dipartono da quello principale e portano sui monti vicini o in vallate contigue. È proprio la strada principale, invece, che presenta l'attrattiva per cui questa valle è nota: corre infatti a lato del torrente, che nelle ere ha scavato, eroso la dolomia di cui sono fatte le rocce circostanti, formando gole, pozze d'acqua - chiamate Marmitte dei Giganti - e suggestive cascate. Il percorso si snoda lungo il torrente, in alcuni tratti lo si attraversa tramite passatoie e cubi di cemento nell'acqua.
Lo spettacolo toglie il fiato, le pozze di acqua limpidissima sono di un azzurro molto intenso, e insieme alle cascate è impossibile non essere invogliati ad un tuffo ristoratore; attenzione perché l'acqua, essendo di torrente, è gelida!
Insomma, un vero e proprio angolo di paradiso, solo a pochi chilometri da Bergamo. 
Per indicazioni su come arrivare alla Val Vertova, e altre informazioni, consigliamo di visitare il sito dedicato: Valle Vertova

lunedì 6 maggio 2013

Il Geocaching, un nuovo modo per scovare i tesori del Bergamasco

Si nascondono in bella vista, fingendo di essere semplici turisti o escursionisti. Si aggirano nei posti più impensati armati di penna e navigatore GPS (o smartphone di ultima generazione con GPS integrato), guardandosi attorno spaesati in cerca di qualcosa...ma cosa? No, non pensate male, non stiamo parlando di moderni trafficanti, di terroristi o simili: oggi vogliamo parlare di una categoria particolare di turisti, i geocachers.



Un piccolo vademecum introduttivo: il Geocaching nasce il 3 maggio del 2000 in USA, e non è una data casuale. Un giorno prima, infatti, l'Amministrazione Clinton aveva rimosso i disturbatori di segnali GPS (davano errori anche di 100 metri). Per testare l'affidabilità e la precisione del proprio GPS, un cittadino statunitense, Dave Ulmer, decide di “nascondere” un contenitore contenente libri, videocassette, un notes ed una penna; mette le coordinate del nascondiglio on line, lanciando "The Great GPS Stash Hunt", e cioè una vera e propria caccia al tesoro tecnologica.
Da allora sono passati 13 anni ed il Geocaching è diventato un fenomeno mondiale, con più di 2 milioni di cache (i “tesori”) nascoste per il globo, e circa 5 milioni di giocatori attivi.
Le cache solitamente vengono poste in luoghi di particolare interesse artistico, storico o naturalistico, e poteva mancare all'appello una provincia ricca di realtà di questo tipo come quella di Bergamo? Così, all'inizio timidamente, poi con sempre più frequenza, ecco spuntare sulla cartina ufficiale dei Geocachers sempre più segnalazioni di cache nascoste. Alcune sono tra i monumenti e gli scorci più caratteristici di Bergamo e di Città Alta, altre sono disseminate lungo parchi e piste ciclabili, altre ancora sono in cima a montagne...c'è l'imbarazzo della scelta!
È un modo particolare di vivere il turismo: aguzzando l'occhio per trovare le cache, infatti, anche chi conosce quel particolare monumento a menadito o passa sempre per quel determinato sentiero, riesce ad accorgersi di cose nuove, o riscoprire una storia e dei luoghi dimenticati nel tempo o dati per scontati. Quindi, gambe in spalla, GPS alla mano, e buona caccia! 
Per saperne di più, visitate il sito ufficiale: Geocaching 

venerdì 3 maggio 2013

"Libera i libri", la Biblioteca all'Aperto ad Albino


Le statistiche parlano chiaro: l'Italia non è un Paese di lettori. Il 45% legge almeno un libro all'anno, percentuale che sale di poco se ci spostiamo nel Nord (48%); addirittura solo il 13% ne legge più di tre all'anno. Ecco che allora un'iniziativa come “Libera i Libri” in atto da più di dodici mesi ad Albino (BG), diventa ancora più importante, un esempio che sarebbe da imitare.
Di cosa si tratta? Le biblioteche periodicamente scartano i libri: copie doppie o plurime di un titolo, opere con contenuti informativi superati, ecc. La collaborazione tra la biblioteca di Albino, un gruppo di volontari e l'associazione dei commercianti garantisce una seconda vita a più di 1.500 di questi volumi.
I negozi aderenti hanno, infatti, all'esterno cassette (come quelle della frutta) che arrivano a contenere fino a 30 libri; sono in tutto una quindicina sparse per tutto il centro e nella Valle del Lujo.
I clienti, o semplicemente i passanti, possono liberamente e gratuitamente prendere il libro che più interessa loro, ed al termine della lettura possono riportarlo nella stessa cassetta o in un'altra, indistintamente. È compito poi dei volontari tenere riforniti i vari “punti di approvvigionamento”; gli stessi lettori possono decidere di donare libri che sono sugli scaffali a prendere polvere, o che sarebbero destinati alla spazzatura magari per mancanza di spazio.
Le cassette sono spesso esposte anche ad orario di chiusura dei negozi abbinati, quindi possiamo parlare di una sorta di biblioteca all'aperto, aperta giorno e notte.
In USA, un'iniziativa simile partita nel 2009, la “Little Free Library”, si è estesa poi in tutto il mondo, segno che l'avvento degli ebook non ha mandato del tutto in pensione i libri cartacei.
Per maggiori informazioni, magari per esportare l'iniziativa Libera i Libri anche nel vostro comune, potete contattare la Biblioteca di Albino tramite il seguente sito web: Comune di Albino - Biblioteca

mercoledì 1 maggio 2013

Tradizione e cultura: il Liquorificio Alta Valle Camonica


Edolo, situata a 700 metri slm in cima alla Valle Camonica, si trova in una conca all'incrocio tra il parco del Tonale e quello dell'Adamello, è uno dei paesi principali dell'Alta Valle Camonica.
Per la posizione in cui si trova, le estati non sono troppo torride, né gli inverni troppo rigidi; questo favorisce lo sviluppo, nei boschi e nei prati da cui è circondata , di numerose erbe officinali, di radici, di bacche e di frutti.
Qui, fin dal 1920, la famiglia Tevini si tramanda di generazione in generazione le ricette degli elisir ricavati da proprio da queste erbe officinali, per commercializzarli poi sotto l'etichetta del Liquorificio Alta Valle Camonica.
L'elisir Noreas (che prende il nome dai componenti della famiglia nel '20) e il Genepy sono solo due dei nomi noti dei prodotti dell'azienda, nati per un commercio a livello locale, e ormai conosciuti in tutta la nazione.
 
Come nascono questi elisir?
Le erbe officinali ed i fiori raccolti vengono pesati secondo le ricette originali; quindi vengono aggiunte in una botte riempita in precedenza con acqua (che serve per accelerare la macerazione) e alcool (a 60° circa). Si procede poi in un primo tempo ad una mescolazione costante, in modo che le erbe non si depositino sul fondo; quindi, in seconda battuta, si ha una fase d'attesa che dura 15-20 giorni se parliamo di erbe officinali o 7 giorni se parliamo di frutti.
Durante questo lasso di tempo, le erbe vengono lasciate depositare sul fondo; si procede poi con la prima filtrazione, effettuata togliendo dalla botte la parte liquida semplicemente aprendo la spina della botte stessa.
Le erbe vengono quindi tolte, lavate e torchiate per meglio ricavarne le essenze, che vengono aggiunte in una seconda botte, riempita in precedenza con alcool, acqua e zucchero. Viene posto tutto in un'ulteriore botte refrigerante, e la temperatura abbassata a valori vicino allo zero, in modo da facilitare la separazione delle impurità e dello strato oleoso rilasciato dalle essenze. Dopo altre due filtrazioni che servono per eliminare appunto impurità e residui oleosi, il liquore è pronto per essere imbottigliato; dall'inizio della lavorazione sono passati circa 30 giorni.
Il liquorificio Alta Valle Camonica produce anche grappe, confetture, amari; tutto è reperibile sia on line, sul sito Liquorificio Alta Valle Camonica, sia presso la sede ad Edolo, sia in uno dei tanti negozi in tutta la Valle e la provincia che ha in catalogo questi prodotti.
E' una realtà imprenditoriale che dimostra come uno dei modi per avere successo sia insistere sulle tradizioni e sulla cultura di una particolare zona, una riscoperta insomma delle proprie radici anche attraverso un percorso eno-gastronomico.