Nelle usuali discussioni estive riguardanti le aperture
straordinarie dei negozi (“la domenica dovrebbe essere un giorno dedicato al
riposo” “no, è giusto che chiunque possa fare acquisti o accedere ai
servizi quando vuole”, e via dicendo),
spesso vengono citati medici e infermieri come rappresentanti delle categorie
lavorative che non hanno orari, o ferie ordinarie.
Ci sono professioni in cui addirittura i giorni liberi e le
vacanze non esistono: pensiamo agli agricoltori e agli allevatori, per esempio.
Le aziende zootecniche che producono latte hanno vacche che
devono essere munte obbligatoriamente due volte al giorno, e non solo: pulizia
della stalla, alimentazione degli animali, cura delle mucche o dei vitelli che
non stanno bene; la primavera è il periodo dell’aratura e della semina dei
campi, d’estate poi le giornate sono scandite prima dal taglio del fieno e poi
dalla mietitura del mais.
Nelle piccole e medie aziende, quelle gestite da una sola
famiglia, è impossibile prendersi quindi un giorno libero, anzi di mani non ce
n’è mai abbastanza soprattutto nella bella stagione, quando chi ha parecchi
capi di bestiame ne porta parte in alpeggio.
E’ una vita dura, fatta di sacrifici; uno di quei “mestieri”
che resistono alla modernità ed alla tecnologia (che la toccano solo in
superficie, in quanto la fatica e il sudore rimangono), che sono completamente
presi sotto gamba dalle amministrazioni e con cui la gente è poco solidale.
A chi non è capitato di suonare il clackson, irritato dalla
colonna causata da un trattore in marcia? O di lamentarsi per l’odore di
concime sparso nei campi? Molti dei commenti di alcuni articoli, che nelle
ultime settimane descrivevano i problemi nel fissare un prezzo onesto per il
latte, sono pieni di luoghi comuni sull’avidità degli allevatori: si fanno già
pagare troppo, sono una lobby, non resisterebbero alla competitività con i
paesi dell’Est se non fossero foraggiati dai fondi della Comunità Europea, e
via dicendo.
Tutta questa acrimonia, eppure tornando indietro di poche
generazioni tantissimi di noi hanno avuto almeno un parente contadino. Forse le
critiche vengono proprio per cercare di distanziarsi il più possibile da questa
professione, considerata quasi di serie B, poco attuale, poco moderna.
Eppure senza agricoltori ed allevatori quanti scaffali dei
supermercati sarebbero vuoti? Proviamo un attimo a pensarci, e a riflettere su
quanta fatica costi ogni prodotto, che si tratti di un litro di latte, o di una
confezione di prosciutto.
Iniziative come le fattorie didattiche, o le Botteghe di Campagna
Amica, o ancora il fiorire di un sempre maggior numero di agriturismi,
rappresentano sicuramente un primo passo per poter riavvicinare la “gente
comune” col mondo agricolo. Anche i G.A.S., che vanno spesso e volentieri a
rifornirsi direttamente alla fonte, stanno diventando indispensabili per la
promozione di un mondo che in tantissimi paesini si vede portar via la terra da
sotto i piedi, in quanto le amministrazioni comunali non si fanno scrupolo nel
rendere edificabili terreni che in precedenza erano agricoli.
Non guasterebbe quindi un po’ più di solidarietà nei
confronti di agricoltori ed allevatori…ricordiamocelo, la prossima volta che
siamo tentati di avvicinare la mano al clackson incolonnati dietro ad un
trattore!