mercoledì 7 agosto 2013

Tre mesi di fuoco per il prezzo del latte in Lombardia

Sono stati tre mesi di fuoco per le contrattazioni sul prezzo del latte in Lombardia, quelli che si sono conclusi da poco, con un parziale accordo. Da una parte le associazioni di categoria, che si sono divise, dall'altra le aziende di trasformazione del latte; in mezzo l'assessore all'agricoltura della regione Lombardia, Gianni Fava, ed il ministro De Girolamo.
Il prezzo alla stalla per il semestre agosto 2013-gennaio 2014 è stato fissato a 0,42 €/l + iva, con soddisfazione di Confagricoltura e C.I.A. (Confederazione Italiana Agricoltori), e delusione da parte di Coldiretti, che ha deciso di non firmare l'accordo.

Una boccata d'ossigeno per gli allevatori, o uno schiaffo in faccia?

Da una parte è vero che i costi dei mezzi di produzione (almeno per quanto riguarda i cereali) stanno gradualmente diminuendo dopo l'impennata dell'anno scorso; è anche vero che il prezzo spot del latte sul mercato di Lodi ha raggiunto e superato i 0,46 €/l.
Quello che non cambia è l'impegno profuso quotidianamente dagli agricoltori, che si trovano spesso con sempre meno terreni da poter adibire a pascolo, per colpa di incoscienti piani regolatori; non solo: dal 2015 verranno abolite le quote latte, che (anche se fortemente osteggiate in passato), servono anche come “barriera” contro l'invasione sul mercato di latte proveniente dai Paesi dell'est Europa, in cui il costo dell' ”oro bianco” è nettamente inferiore rispetto a quello italiano.
Aggiungiamo che questi mesi del 2013 sono stati particolarmente difficili a livello atmosferico: prima col maltempo ed il freddo che si sono protratti ritardando la semina del mais e il trasferimento negli alpeggi delle mandrie, nonché il primo taglio (il più importante) nei prati; poi con trombe d'aria e grandinate che hanno danneggiato le colture.
In questi tre mesi di contrattazioni il prezzo del latte non si è adeguato alle esigenze degli agricoltori, e le industrie di trasformazione si sono caparbiamente opposte all'estensione dei 42 centesimi anche al periodo aprile-agosto; in quest'ottica la richiesta di Coldiretti, e cioè almeno 0,43 /l, diventa forse la più ragionevole, e diventa anche più comprensibile la decisione di non firmare l'accordo.
Resta da capire come sia possibile che, in un periodo dove le condizioni di mercato mondiale sono molto favorevoli, in Italia non si riesca a valorizzare un settore d'eccellenza come quello lattiero-caseario.

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