Sono
stati tre mesi di fuoco per le contrattazioni sul prezzo del latte in
Lombardia, quelli che si sono conclusi da poco, con un parziale accordo.
Da una parte le associazioni di categoria, che si sono divise,
dall'altra le aziende di trasformazione del latte; in mezzo l'assessore
all'agricoltura della regione Lombardia, Gianni Fava, ed il ministro De
Girolamo.
Il
prezzo alla stalla per il semestre agosto 2013-gennaio 2014 è stato
fissato a 0,42 €/l + iva, con soddisfazione di Confagricoltura e C.I.A.
(Confederazione Italiana Agricoltori), e delusione da parte di
Coldiretti, che ha deciso di non firmare l'accordo.
Una boccata d'ossigeno per gli allevatori, o uno schiaffo in faccia?
Da
una parte è vero che i costi dei mezzi di produzione (almeno per quanto
riguarda i cereali) stanno gradualmente diminuendo dopo l'impennata
dell'anno scorso; è anche vero che il prezzo spot del latte sul mercato
di Lodi ha raggiunto e superato i 0,46 €/l.
Quello
che non cambia è l'impegno profuso quotidianamente dagli agricoltori,
che si trovano spesso con sempre meno terreni da poter adibire a
pascolo, per colpa di incoscienti piani regolatori; non solo: dal 2015
verranno abolite le quote latte, che (anche se fortemente osteggiate in
passato), servono anche come “barriera” contro l'invasione sul mercato
di latte proveniente dai Paesi dell'est Europa, in cui il costo dell'
”oro bianco” è nettamente inferiore rispetto a quello italiano.
Aggiungiamo
che questi mesi del 2013 sono stati particolarmente difficili a livello
atmosferico: prima col maltempo ed il freddo che si sono protratti
ritardando la semina del mais e il trasferimento negli alpeggi delle
mandrie, nonché il primo taglio (il più importante) nei prati; poi con
trombe d'aria e grandinate che hanno danneggiato le colture.
In
questi tre mesi di contrattazioni il prezzo del latte non si è adeguato
alle esigenze degli agricoltori, e le industrie di trasformazione si
sono caparbiamente opposte all'estensione dei 42 centesimi anche al
periodo aprile-agosto; in quest'ottica la richiesta di Coldiretti, e
cioè almeno 0,43 /l, diventa forse la più ragionevole, e diventa anche
più comprensibile la decisione di non firmare l'accordo.
Resta
da capire come sia possibile che, in un periodo dove le condizioni di
mercato mondiale sono molto favorevoli, in Italia non si riesca a
valorizzare un settore d'eccellenza come quello lattiero-caseario.
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